Crisi Eni, l’Udc bussa ai ministri: presentata un’interrogazione parlamentare

 
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Gela. Il deputato siciliano dell’Udc Gianpiero D’Alia, per il tramite del gruppo politico locale e del consigliere comunale del suo stesso partito Guido Siragusa, ha presentato un’interrogazione sul caso Eni indirizzata al ministro dell’economia Pier Carlo Padoan e a quello dello sviluppo economico Federica Guidi.

“Quello che sta accadendo in queste settimane a Gela è l’esatta conseguenza di quanto più volte urlato in questi anni dall’UDC di Gela: Il Piano dell’ENI è apparso a molti lacunoso e preoccupante. Più volte abbiamo chiesto una chiave di lettura nazionale della vertenza e tutte le volte siamo stati tacitati dal conforto di quanti hanno ritenuto credibili le parole dell’AD della Raffineria. Questo non lo diciamo per colpevolizzare qualcuno, ma siamo fermamente convinti che la verità ci aiuta a definire strategie nuove e convincenti. Il partito dell’UDC ha in questi mesi sostenuto argomenti politici che hanno rilevanza strategica solo se disponibili nell’azione di governo di questa Amministrazione”.

“Sappiamo che il contributo politico non può fermarsi ai singoli rapporti istituzionali tra i partiti politici – sottolinea l’avvocato Romina Morselli, componente del consiglio nazionale dell’Udc – ma diventa ancora più forte e efficace se si arricchisce del patrimonio immenso dell’esperienza del sindacato e ancor di più di tutti i lavoratori che operano da sempre dentro la raffineria. Per questo abbiamo proposto anzitempo e riproponiamo con forza in queste ore la convocazione degli Stati Generali per l’occupazione e lo sviluppo, a dimostrazione che l’unica strada giusta per affrontare questa vertenza sta nel mettere in sintonia un’Amministrazione ed il suo popolo. Ci impegniamo ad indicare nelle Istituzioni, percorsi che aiutino la città ad uscire fuori dal rischio di un ritorno al passato, ad una povertà senza orizzonti, perché inquadrata in una crisi ben più ampia e diffusa. In una terra in cui la presenza criminale e mafiosa asfissiante rischiano di negare definitivamente a ciascuno di noi il diritto di cittadinanza. La Raffineria da sola non basta, l’Eni da sola non è più garante di un modello di sviluppo industriale su cui costruire il futuro di questa terra e dei suoi cittadini. Dirlo è un atto di verità, che ci aiuta a definire al meglio le nuove strategie da sottoporre al vaglio del Governo Nazionale. Avvertiamo il rischio di proporre l’ennesimo tavolo di discussione che ha come unico interlocutore il gruppo del cane a sei zampe, il quale ha già detto chiaramente che la questione riguarda tutte le raffinerie d’Italia, S. Nazzaro esclusa. A Gela occorre serenità e visione strategica, quella di un ruolo che gli è stato negato in nome della globalizzazione, in nome del mercato e che rischia di tradursi nel naufragio presentato nei giorni scorsi da Descalzi. Alziamo il tiro proponendo al Governo Renzi una chiave di lettura molto più profonda, che riproponga il tema delicatissimo dell’autonomia dell’Italia in materia energetica e di Raffinazione. Occorre far diventare patrimonio della collettività il tema dell’utilizzo delle aree dismesse, che servano a ridare carattere strategico al un complesso industriale fiaccato dalla crisi globale. Anche lì, l’idea di convocare gli stati generali dello sviluppo per l’occupazione restituirebbe protagonismo a tutte quelle idee, a tutte quelle ricchezze di proposta, che non trovano interlocuzione perché, quel contesto, si risente fortissimamente dell’influenza di “certi” comitati d’affari”.

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