Crisi indotto, tocca ad Eurocoop: chiesta la cassa integrazione per 30 operai

 
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Gela. La flessione sul fronte delle commesse ricevute da raffineria sarebbe il motivo scatenante che ha indotto i vertici dell’azienda Eurocoop, da circa tre anni impegnata nell’indotto della fabbrica, a chiedere ufficialmente l’apertura

della cassa integrazione per trenta dipendenti su un totale di cinquantaquattro. La decisione è stata comunicata ai rappresentanti sindacali dei lavoratori e ai segretari provinciali di Fiom, Fim e Uilm. Orazio Gauci, Angelo Sardella e Nicola Calabrese, quindi, si trovano davanti all’ennesima emergenza prodotta nell’indotto della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore. Adesso, si attende l’esisto della valutazione che verrà effettuata dai funzionari dell’Inps.
Il caso Eurocoop si aggiunge a quello di molte altre aziende dell’indotto costrette ad un drastico ridimensionamento a causa della riduzione di commesse da parte del gruppo Eni. Attualmente, la società Eurocoop si trova a sostenere un periodo di amministrazione giudiziaria, dopo l’inchiesta condotta dai magistrati calabresi che ha coinvolto il presidente e alcuni componenti del consiglio d’amministrazione. La cassa integrazione chiesta dovrebbe coinvolgere, con un sistema di rotazione, tutti i dipendenti dell’azienda.

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