Dall’oro nero al gas naturale, ecco i piani di Eni per rilanciare il sito gelese

 
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Dall’oro nero all’utilizzo del gas nel rispetto dei piani della Comunità Europea e per il mantenimento occupazionale dell’indotto. A Gela, il blocco della produzione della Raffineria a marzo 2013 ha colpito oltre mille tute blu, molte delle quali costrette alla cassa integrazione. Lo scorso anno Eni ha investito 200 milioni di euro ma la prima vera risposta concreta è attesa nei prossimi mesi, nel rispetto degli impegni previsti nel Protocollo. Sarà determinante il rilascio della non assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), propedeutica all’avvio dei lavori di realizzazione della fabbrica verde. Nell’attesa, l’Eni mira a realizzare a Gela un porto strategico per il commercio di gas in tutto il Mediterraneo. Uno studio di fattibilità del progetto è stato consegnato al Mise e prevede nel Comune del golfo nisseno l’avvio dell’utilizzo di fonti alternative con un porto marittimo nel Mediterraneo da inserire nella rete di navigazione europea “Ten-T” (Trans European network) e in quella nazionale.

I vertici del colosso energetico del cane a sei zampe sono tornati a febbraio presso il Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) dopo un anno e quattro mesi dalla firma del protocollo d’intesa che con un investimento da 2,2 miliardi di euro garantirà la conversione della Raffineria in una fabbrica verde in grado di produrre entro il 2017, carburanti ecologici dall’olio di palma. Lo studio di fattibilità prevede, nel dettaglio, la realizzazione nella rada del porto isola di Gela di un polo strategico per le attività legate alla valorizzazione del gas naturale (GNL) con l’impiego di serbatoi termici capaci di mantenere il liquido ad una temperatura costante di 160 gradi centigradi sotto lo zero. Il progetto mira ad alimentare tutte le imbarcazioni che dovranno essere equipaggiate con propulsori a gas nel rispetto della direttiva Europea. Il polo prevede anche un ampliamento  per l’autotrazione dei mezzi pubblici. Il progetto oltre a sviluppare l’economica legata al trasporto merci su mezzi gommati e via mare, ambisce a realizzare a Gela un polo principale di distribuzione per altre aree che insistono nel Mediterraneo ma non metanizzate. In questo contesto, all’interno del perimetro della Raffineria di Gela, verrebbero avviate le infrastrutture necessarie a potenziare la logistica per fare fronte al maggiore flusso di navi che attraccherebbero al porto isola.

Dal progetto di valorizzazione del gas naturale potranno derivarepositive ricadute per Gela e tutto il territorio dove gli interventi di conversione della Raffineria rischiano di rallentare per il mancato rilascio della non assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA).

Tutte le attività autorizzate alle società appartenenti al gruppo Eni (Syndial, ISAF, RaGe, Enimed e Versalis) sono state concluse o ancora in corso. Con esattezza, lo scorso anno a Gela sono stati avviati 19 cantieri (di cui 5 completati) per un impegno economico di 38 milioni di euro e con un livello di occupazione di circa 130 persone dell’indotto locale. Per il 2016 si prevede l’apertura di ulteriori 12 cantieri, fatto salvo il rilascio delle relative autorizzazioni.

I vertici Eni hanno confermato l’impegno di realizzare a Gela un centro di formazione (Safety Competence Center) di tutto il personale appartenente alle società del gruppo energetico. In un anno di attività il Safety Competence Center opera a regime e coinvolge 140 persone. Da aprile si arricchirà del “Safety Training Center”, centro formativo di eccellenza orientato all’erogazione di corsi antincendio e di tutela della salute e della sicurezza delle persone sui luoghi di lavoro. Questa nuova realtà, derivante da un investimento per la riqualificazione del campo prove della “Raffineria di Gela” prevede di formare circa 800 persone (nel 2016) provenienti dalle realtà Eni del centro-sud Italia. 

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