Debiti e Tasi, il Pd contro il presidente Fava: “Ha fatto mancare il numero legale”

 
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Gela. I conti proprio non tornano tra i banchi del consiglio comunale e le scintille si accendono sia sull’annoso tema dei tanti debiti fuori bilancio ancora all’ordine del giorno sia su quello dell’aliquota da attribuire alla Tasi, l’imposta sui servizi, che dovrà essere pagata dai cittadini.

Alla fine della seduta di giovedì sera, conclusasi in anticipo per mancanza del numero legale, sotto accusa da parte dei componenti del suo stesso partito finisce addirittura il presidente Giuseppe Fava.
I democratici presenti in aula lo accusano di aver fatto mancare volontariamente il numero legale, allontanandosi poco prima del voto sull’emendamento presentato dal consigliere Giacomo Gulizzi che prevedeva l’azzeramento dell’aliquota Tasi a fronte di una proposta di giunta ferma all’1 per mille e ad una indicazione del dirigente Alberto Depetro pronto ad arrivare fino a quota 1,5. “Non era mai capitato – si sono sfogati gli esponenti del Pd appena sciolta la riunione – che il presidente lasciasse l’aula facendo venire meno il numero legale. Dovrebbe essere super partes e, invece, si comporta come un assessore della giunta del sindaco”.
Critiche non sono mancate neanche per gli alleati di maggioranza, dagli ex Mpa ai rappresentanti di Udc e socialisti, assenti in aula al momento dell’ultima votazione al pari della quasi totalità dell’opposizione, ad eccezione del rappresentante del Nuovo Centro Destra Luigi Farruggia.
Aumentare o diminuire le tasse? Questo il dubbio affrontato in aula non appena si è dato il via alla trattazione del punto Tasi. “Il governo ha ridotto i trasferimenti? – si è chiesto il democratico Giacomo Gulizzi rispondendo al dirigente Alberto Depetro – l’amministrazione può recuperare almeno venti milioni di euro dalle azioni di rivalsa nei confronti delle cooperative in favore delle quali ha effettuato decine di espropri oppure può chiedergli alle chiese, a loro volta avvantaggiate sul fronte degli espropri per la realizzazione di nuovi luoghi di culto. Non si possono aumentare le tasse. Trovo inaccettabile che il dirigente si arroghi il compito di indicare l’aliquota da adottare. E’ una competenza del consiglio”. Dello stesso avviso sono stati i democratici Rocco Giudice e Salvatore Liardo, decisi ad evitare qualsiasi aumento dell’aliquota Tasi. “Quest’amministrazione – ha ammonito il consigliere del Nuovo Centro Destra Luigi Farruggia – fa fatica ad assicurare i servizi essenziali ma, allo stesso tempo, pretende di aumentare le tasse”.
Il socialista Piero Lo Nigro, invece, ha consigliato di ritirare l’atto e farlo ritornare in giunta per un’analisi più approfondita. “Senza questi introiti – ha ammesso il dirigente Depetro – faremo fatica ad assicurare gli equilibri finanziari dell’ente. Considerate che abbiamo già dovuto rinunciare all’Imu sulla prima casa”. Critiche alle mosse della giunta Fasulo sono state avanzate dall’ex capogruppo del Pd Enrico Vella. “Ormai è chiaro – ha attaccato – l’amministrazione ha fatto una scelta netta. Privilegiare il pagamento dei debiti e mettere in secondo piano i servizi essenziali. Ci sono problemi di stabilità finanziaria? Allora, piuttosto che aumentare la Tasi, si portino in aula tutti i dati sulle spese di gestione della discarica di Timpazzo o quelli della nuova differenziata. Vediamo di capire quanto si spende per la manutenzione del verde o per acquistare le attrezzature utilizzate dagli rmi. Strano, quando si tratta di argomenti di questo tipo noto la totale assenza dell’opposizione che si vanta di agire per il bene della città”.
Al momento della votazione sull’emendamento Gulizzi, però, non si è raggiunto il numero legale nonostante la presenza in aula di otto consiglieri targati Pd. Le tensioni erano già esplose ad inizio seduta. Pomo della discordia, i debiti fuori bilancio. Sia Guido Siragusa dell’Udc che il socialista Piero Lo Nigro hanno chiesto lumi sul periodo di formazione di quelli trattati e sull’eventuale avvio dell’azione di rivalsa ai danni delle cooperative edili agevolate dall’intervento dell’ente comunale sul fronte espropri. Il primo stop è arrivato davanti ad un debito da 295 mila euro, formatosi a seguito di un esproprio messo in atto nell’ambito del progetto costruttivo Modernopoli.
“Chi ci assicura – ha spiegato proprio Siragusa – che le azioni di rivalsa, dopo il tempo trascorso, possano essere esercitate a garanzia degli interessi dell’ente? Oramai, sembra quasi che questi debiti siano stati prodotti da noi consiglieri. Bisogna dire basta al gioco al massacro. Io non ci sto. Sono debiti prodotti in altre consiliature. Deve essere chiaro a tutti”. I dubbi principali, inoltre, continuano a riguardare il riconoscimento dei prezzi d’esproprio. Tra i venti e i trenta euro al metro quadrato la tariffa applicata dai tecnici di Palazzo di Città a fronte, spesso, dei quasi novanta euro a metro quadrato riconosciuti in sede di contenzioso giudiziario. Un’anomalia ribadita ancora una volta da Lo Nigro oltre a quello del periodo di conteggio degli eventuali interessi di mora maturati. Sia il debito da 295 mila euro che quello successivo di poco superiore ai 30 mila euro sono stati posposti davanti ad evidenti incertezze sottolineante dallo stesso presidente della commissione bilancio Nuccio Cafà.
“Andando avanti di questo passo – ha ribattuto Giacomo Gulizzi – continueremo a dare precedenza ad alcuni debiti piuttosto che ad altri. Come dovremmo rispondere, adesso, al creditore che ha il diritto di ottenere poco più di trentamila euro da quest’ente? La rateizzazione deve applicarsi solo alle eccedenze. Fino a quota trentamila euro bisogna pagare per intero rispettando l’ordine dato”. Ancora più netto è stato il compagno di partito Enrico Vella. “Continuiamo a bloccarci sullo stesso tema – ha replicato – perché l’amministrazione, ad eccezione dell’assessore Giuseppe Ventura, non è in aula? Purtroppo, tutta questa confusione nasce dalla cattiva gestione dei lavori da parte del presidente Fava. Perché non c’è mai omogeneità? Il presidente sta rischiando di far aumentare il costo dei lavori d’aula. Con una nota ufficiale ha autorizzato i dirigenti a delegare funzionari di fiducia, di modo da farli presenziare ai lavori d’aula al loro posto. Ma non capisce che un dipendente presente ai lavori d’aula ha diritto agli straordinari e non ha l’obbligo di rispondere alle nostre richieste? I dirigenti, invece, sono stipendiati per partecipare alle riunioni del consiglio”.
Piccata la risposta di Fava. “Lei – ha risposto a Vella – arriva in aula e pretende di comandare. Non faccio aumentare nessuna spesa. Sono stanco di subire attacchi. Cosa volete che faccia? Mi devo far sputare in faccia da Vella?”. Decisamente sconsolato, invece, è apparso il capogruppo del Megafono Gaetano Trainito. “Verrebbe voglia di lasciare tutto e non presentarsi più in aula – ha detto – la città sta affrontando una situazione sociale ed economica gravissima e noi siamo fermi sempre allo stesso punto, peraltro con l’amministrazione che decide bene di snobbare i lavori d’aula”.
I conti in aula non tornano e tra le fila del Partito Democratico, di certo, non si dormono sonni tranquilli.  
 

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