Depuratori, “non siamo in infrazione!”: addio al dissalatore, “non portava voti”

 
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Gela. Depuratori sì, dissalatore no. Il sistema, almeno in città, si regge ancora a fatica, nonostante i tanti milioni di euro spesi nel corso degli anni.

I depuratori “a norma”. “Mentre la gran parte dei comuni siciliani – spiega il sindaco Angelo Fasulo – è sotto infrazione proprio sul versante degli impianti di depurazione, noi siamo finalmente in regola. L’impianto di Macchitella è stato messo a norma con gli interventi urgenti appena completati e, dopo le verifiche ministeriali, dovrebbero partire i lavori d’ampliamento. Il nostro obiettivo è quello di consentire l’allaccio al sistema di Macchitella anche per le utenze delle aree balneari, con in testa quella di Manfria”. Dopo i tanti ricorsi al tribunale amministrativo regionale, invece, sembra sbloccarsi l’iter per l’avvio dei cantieri nell’impianto di depurazione consortile, all’interno della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore. “Quell’appalto è stato aggiudicato – continua Fasulo – e, da quello che ci comunicano, i lavori potrebbero partire, sempre con l’obiettivo di un ampliamento del sistema, già da metà marzo. Non possiamo permetterci di disperdere acqua, facendola finire inutilizzata in mare”. 

Il fallimento del dissalatore milionario. Se sembra arrivata la possibile svolta per i depuratori, il de profundis è stato intonato per il dissalatore fatto costruire dalla regione sempre all’interno dello stabilimento Eni. Un investimento, anche con fondi europei, superiore ai cinquanta milioni di euro, capace di impiegare circa venti operai, da quasi due anni in mobilità. Alcuni di loro, davanti al continuo rimpallo di responsabilità tra funzionari regionali e manager di Siciliacque, hanno addirittura scelto di tentare altre strade occupazionali. “Non ci risultano particolari prospettive per quell’impianto – spiegano i sindacalisti di Filctem, Femca e Ugl chimici Gaetano Catania, Francesco Emiliani e Andrea Alario – la regione ha scelto di non puntare sui dissalatori. In città, si va avanti con l’acqua degli invasi artificiali. Siciliacque non ha ritenuto economicamente vantaggioso l’investimento sul dissalatore”. Gli stessi ex lavoratori, transitati anche per il gruppo nisseno Di Vincenzo, non hanno più avuto notizie sul loro possibile rientro, nonostante il tanto sbandierato impegno politico. “Nessuno ci spera più – spiega uno di loro – hanno buttato all’aria quasi 70 milioni di euro. Del resto, il dissalatore non avrebbe portato troppi voti”.

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