Dopo la green refinery, Eni punta sul nucleare “pulito”: Gela come centro di ricerca

 
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L'amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi

Gela. Dopo la green refinery, la cui fase operativa dovrebbe scattare a fine anno, Eni mette sul tavolo la fusione nucleare. Gela, infatti, rientra nell’accordo appena siglato dalla multinazionale e dal Consiglio nazionale delle ricerche. Un totale di venti milioni di euro, da destinare a quattro centri di ricerca in Italia. Gela, per la fusione nucleare; Lecce, per le ricerche sull’Artico e l’innalzamento globale delle temperature; Metaponto, per l’acqua; Pozzuoli, invece, per le ricerche in campo agricolo. “Questo accordo rappresenta per Eni un notevole passo avanti verso lo sviluppo e la realizzazione di tecnologie sempre più efficienti e in grado di creare energia in modo sostenibile e accessibile a sempre più persone – ha detto l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi – Eni da tempo si sta impegnando a sostenere la ricerca scientifica per la realizzazione di soluzioni concrete e scientificamente solide, che ci consentano di diversificare il nostro mix energetico verso fonti sempre più sostenibili. Inoltre, la collaborazione con un prestigioso centro di ricerche come il Cnr, ci consentirà di approfondire anche tematiche che, seppur non direttamente legate la mondo dell’energia, hanno ricadute immediate sia sull’ecosistema sia sulle società”.

Il nucleare “pulito”. La tecnologia scelta per le ricerche a Gela è quella del cosiddetto nucleare “pulito”, già sviluppata negli Stati Uniti. Da poco, l’Enea ha scelto invece Frascati come centro di eccellenza internazionale per la ricerca sulla fusione nucleare. L’Eni, quindi, si butta anche sul nucleare pulito e parte da Gela, dove intanto ha puntato sulla riconversione green della raffineria di contrada Piana del Signore. Dopo decenni di gravissimi impatti ambientali e malattie, all’ombra dell’industrializzazione, ora arriva anche la ricerca sul nucleare. Il prossimo passo, stando all’accordo, sarà la costituzione di un gruppo di lavoro misto che dovrà definire le modalità operative dei centri, i temi e i progetti da avviare nel quinquennio successivo, la ripartizione delle risorse, e la preparazione di un Accordo di cooperazione per la gestione congiunta dei centri. I prossimi mesi vedranno la definizione di tutti i dettagli relativi all’operatività dei Centri e alle modalità di organizzazione di workshop strategici congiunti, il primo dei quali si terrà a settembre.

4 Commenti

  1. Oggi come oggi, con il progesso technologico di questi ultimo 50 anni, gli impianti chimici non devono essere più un problema eccetto, se le autorità designate per il coordinamento della supervisione e qualità non siano dei brocchi…..

    Il problema non è la raffineria che dissolve nell’aria veleni ma, il gonzo che la gestisce!

    Nel nucleare invece, la Technologia di oggi non garantisce ancora una energia pulita, per il fatto che per un raggio di 30-50 Km. dalla centrale ellettrica nucleare, il terreno è contaminato!!!!

    Inssomma, perchè non usiamo la eolica che è la meno costosa di tutti.
    Con la eolica, si può fare un Programma di produzione locale, senza il bisogno di produrre linee per il trasporto della alta tensione. Poi, fornisce energia a tutte le ore,
    che è ecologica e costa pochissimo…..

    Chiedetelo ai Nord Europei…..

    Ciao e tanti auguri.

  2. Fotovoltaico, Solare termico ed Eolico sono le alternative possibili a zero impatto ambientale che si addicono al nostro territorio, ma guardacaso vanno a proporre il Nuclere Pulito.

    Se ci facciamo due conti il nucleare e’ la soluizione che da piu’ margine di guadagno ovviamente, senza tener conto dei rischi potenziali. Questa proposta deve far riflettere tutti.

    Si dice che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, quindi facciamoci due conti:
    Con la combustione degli scarti di raffinazione (vedi Pet-Coke) per anni hanno prodotto energia elettrica, con grossi guadagni a costo zero (sarebbe corretto dire a costo della pelle dei gelesi). Con la chiusura della raffineria convenzionale, finalmente ci eravamo liberati dai veleni emessi in atmosfera. Oggi, guardacaso ci vogliono rifilare un’altra sorgente di MORTE per ripristinare i loro profitti.

    E’ inaudito che in un territorio bisognoso di riscattarsi dal nefasto passato industriale – che ha cancellato quanto di buono c’era in antichita’ – venga proposto un progetto che con il solo nome anienterebbe automaticamente tutto il residuo potenziale positivo.

    Inoltre, nel malaugurato caso che il progetto nucleare si realizzi a Gela, anziche’ cambiargli l’etichetta da citta’ fortemente inquinata a territorio riabilitato diventerebbe territorio a rischio radioattivo. Oltre ai rischi palesi per la salute di chi vive in zona, penalizzerebbe ulteriormente i gelesi per via di un’ulteriore svalutazione che gli immobili gelesi verrebbero a subire. Chi vorrebbe piu’ investire a Gela?

    In ultimo, ma non meno importante, che Dio non voglia accadino degli incidenti…nucleari puliti.

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