Droga da Genova alla Calabria, cade accusa traffico per gelese: condanna per favoreggiamento

 
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L'operazione condotta dai carabinieri di Rende in provincia di Cosenza

Gela. L’accusa di aver fatto parte attivamente del gruppo che si occupò dell’affare della droga è caduta. Il gup del tribunale di Cosenza ha disposto la condanna del ventottenne gelese Alessandro Chetti, solo per la contestazione del favoreggiamento. Un anno e quattro mesi di reclusione, con pena sospesa: a tanto ammonta la decisione emessa dal giudice cosentino. E’ stata inoltre decisa la revoca della misura dell’obbligo di dimora. Il giovane gelese fu coinvolto in un’inchiesta assai ampia che consentì ai carabinieri di ricostruire un traffico di droga che mise insieme più punti cardine, partendo da Genova, passando per la Campania, per poi arrivare proprio in provincia di Cosenza. Per gli investigatori, Chetti avrebbe avuto contatti con i Morso, che da Genova pare avessero un ruolo decisivo nella gestione del carico di droga. Secondo gli inquirenti, avrebbero movimentato hashish per circa quarantamila euro, destinato alle piazze di spaccio della provincia cosentina. Per il sessantaseienne Vincenzo Morso e per il figlio Gabriele Morso, insieme al presunto contatto Robertino Giordano, sarà il giudice ligure a pronunciarsi. Un altro filone processuale è incardinato in Campania. La difesa di Chetti, sostenuta dal legale Maurizio Scicolone, ha optato per il giudizio abbreviato, riuscendo a dimostrare che il gelese non ebbe un ruolo nella gestione della droga. L’imputato, a sua volta, si è detto estraneo anche al favoreggiamento, spiegando di essersi trovato nella zona di Cosenza solo per un periodo di vacanza. Ha ribadito di non avere contatti con chi gestì il traffico, spiegando di lavorare regolarmente.

La difesa proporrà appello. La procura di Cosenza ha invece confermato, nelle richieste avanzate anche sulla base del contenuto di diverse intercettazioni telefoniche, che Chetti sarebbe arrivato in Calabria per riscuotere i soldi dovuti ai Morso, che intanto avevano concluso l’affare dell’hashish. Anche in questo caso, il giovane e il difensore hanno respinto questa ricostruzione.

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