“Educati per esaltare il nord”, sviluppo possibile solo con la presa di coscienza

 
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Gela. Il problema delle banche storiche gelesi è legato indissolubilmente con la colonizzazione del nostro Meridione da parte degli operatori del Nord:

il disegno è chiaro, se vuoi distruggere economicamente un territorio, per prima cosa, devi impedirgli di utilizzare i risparmi nella sua stessa zona, bloccando ogni possibilità di raccolta.

La mancanza delle infrastrutture. Secondariamente contano i servizi in generale e i trasporti, non meno importanti per l’economia di una regione. I prodotti locali non possono essere trasportati con facilità, perché mancano le vie di comunicazione o, se esistono, non sono adeguati alle moderne tecnologie, perciò obsoleti. Impedire la costruzione di strade ferrate, di autostrade (non produttive, a sentire gli economisti del nord), di aeroporti, diviene fondamentale per i popoli che si vogliono asservire.

Classe politica allineata alle logiche del nord. Le popolazioni del Meridione dovrebbero essere più attente a curare i loro interessi economici ed a selezionare i politici che dovrebbero seguire questi problemi: quelli attuali non vedono assolutamente niente.  Le autostrade si costruiscono solo nel nord Italia e non bastano mai perché il commercio moderno richiede sempre vie di comunicazione più moderne. Nessuno valuta che le autostrade sorgono solo al nord, come l’alta velocità, perché gli uomini del Nord sono più intelligenti e hanno i mezzi per costruire le strade e non sono mafiosi; noi siamo stupidi e mafiosi e il tentativo di costruire l’autostrada Salerno Reggio Calabria è un esempio tangibile della nostra inefficienza.

L’autostrada incompiuta. Infatti,dopo 50 anni, non siamo stati capaci di ultimarla. Al Nord, con costi più bassi e tempi molto più brevi, costruiscono opere colossali: se qualcuno si azzardasse a parlare del ponte sullo Stretto, verrebbe preso di mira anche da economisti meridionali, perché  costa molto ed è meglio stornare le somme verso altre  infrastrutture; cioè, verso niente. Le ferrovie, che nascono e si sviluppano solo ed esclusivamente nella zona nord dell’Italia: quelle che vengono chiuse, sono tutte nella zona sud, sempre per la spiccata intelligenza, imprenditorialità e produttività della nostra classe dirigente.

Come al solito, noi non ci curiamo di queste cose, siamo interessati a risolvere problemi più importanti e i nostri politici, poveracci, impegnati a risolvere questi problemi importanti non possono curare tutto ciò che riguarda l’economia del paese; forse, perché non vedono utili immediati per le loro tasche e allora preferiscono spendere  i soldi al Nord, piuttosto che al Sud, perché sono più produttivi e più utili alle loro operazioni speculative.

A noi, che siamo tutti tecnici ed economisti, non rimane altro che disquisire sul sì o sul no del ponte.

Che politici hanno governato il mezzogiorno d’Italia in questi ultimi 160 anni? Che dire della cultura, sempre del Mezzogiorno, impegnata a dare giudizi esoterici?

La storica cancellata. Lo  sviluppo avviene  sempre nella stessa direzione e le eccellenze nascono tutte al Nord, senza considerare che il meridione aveva nel 1860 l’analfabetismo e la mortalità infantile più bassa di tutta l’Italia di allora, la città di Napoli superava i 400.000 abitanti e la stessa Palermo i 200.000 mentre, Milano e Torino, erano molto più piccole. Oggi gli ospedali più all’avanguardia si trovano al Nord e i medici eccellenti vivono in questi centri specializzati, sempre per lo stesso motivo e hanno avuto ragione i “nordisti” a definirci “briganti” e senza dignità: per questo hanno cancellato la nostra storia e hanno massacrato i nostri antenati.

A scuola si elogia il nord. Noi ancora oggi, impegnati a risolvere i nostri problemi individuali urgenti, non abbiamo tempo per curarci di queste vecchie cose e lasciamo correre e continuiamo a sostenere una classe politica inutile e inefficiente, una classe insegnante parassita e prezzolata, perché ancora ha il coraggio di insegnare cose sbagliate agli alunni delle nostre scuole, dove si osannano i grandi strateghi come Cavour, Garibaldi, il nostro grande verista Giovanni Verga e piangiamo lacrime amare a leggere “Pianto antico“ di Giosuè Carducci o “La cavallina storna” di Giovanni Pascoli o  Vittorio Emanuele II, che non poteva essere insensibile al grido di dolore che da tutte le parti d’Italia si elevava verso di lui (era il grido della disperazione dei meridionali, che con la legge Pica continuavano a subire le umiliazioni più profonde), non notate da questi “grandi”.

Se avessimo un minimo di dignità personale, dovremmo quanto meno cambiare la toponomastica della nostra città e fare sparire per sempre i nomi di tutti gli uomini che hanno massacrato il Meridione e la nostra città in particolare, per arricchirsi in maniera vile e disonesta: sono appellativi che valgono ora come ieri in questa società di parassiti.

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