Eni riconverte e il trasporto soffre: la crisi sempre più nera dei padroncini dei tir

 
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Gela. L’attuale fase di riconversione della raffineria Eni di contrada Piana del Signore non sta pesando solo sulle aziende e sugli operai dell’indotto, costretti a fare ricorso, qualora ne abbiano ancora a disposizione, agli ammortizzatori sociali.

Tante aziende in difficoltà. Col fiato corto, oramai, ci sono i tanti padroncini, con relativi dipendenti, da anni impegnati nei lavori di trasporto per conto dell’azienda. Il mutamento del ciclo produttivo, l’abbandono del pet coke e la riduzione degli arrivi e delle partenze di materie prime, costringe al fermo di decine di tir. “La situazione è veramente molto preoccupante – spiega il segretario provinciale della Filt Cgil Pino Lombardo – nei prossimi giorni, avremo una serie d’incontri. Le difficoltà, peraltro, non riguardano solo le aziende piccole o addirittura familiari ma anche i consorzi più grandi. Parliamo di oltre duecento operatori”.

Tir fermi costano 300 euro al giorno. Nelle ultime ore, una delle aziende impegnate nel ciclo dei trasporti Eni ha ufficializzato l’avvio della cassa integrazione per dodici dipendenti. “Mantenere camion e tir fermi – conclude il sindacalista – è un colpo troppo violento per queste società. Basta pensare che un qualsiasi tir fermo costa circa trecento euro al giorno solo come spese fisse”.

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