Flop “Ciliegino”, Nicosia: “C’è l’esperto ma gli ex proprietari non sono stati pagati”

 
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L'avvocato Nicosia è il liquidatore dell'associazione "Airone"

Gela. “Tra esperti e consulenti per il progetto agro-energetico, spero che il sindaco trovi tempo di pensare agli ex proprietari delle aree espropriate, che ad oggi non hanno mai ricevuto nulla”. L’avvocato Giuseppe Nicosia, liquidatore dell’associazione “Airone”, da anni attende di chiudere una procedura, inevitabilmente diventata anche giudiziaria. “Il sindaco ha parlato della disponibilità di circa cinque milioni di euro per coprire le indennità di esproprio – dice ancora il professionista – non abbiamo visto nulla e come liquidatore di “Airone” ho già dato mandato ad un legale per rivolgersi al Tar, con una procedura di ottemperanza. Abbiamo un decreto ingiuntivo passato in giudicato e qualcuno deve dare risposte e adempiere”. L’associazione attende dal Comune somme non inferiori a 212 mila euro, oltre agli interessi. Non c’è mai stato un accordo e il liquidatore di “Airone” (associazione che gestiva l’aviosuperficie espropriata e sbancata per i primi lavori del polo “Ciliegino” mai realizzato) aspetta che Palazzo di Città faccia mosse concrete. “Non credo che davanti ad un decreto ingiuntivo, passato in giudicato, possano esserci esperti o consulenti in grado di smentire gli atti – aggiunge – vorrei capire cosa verrà proposto per gli ex proprietari”. Nel nuovo corso del progetto, dopo aver messo da parte quello ribattezzato “Ciliegino”, l’amministrazione comunale punta ad acquisire tutte le aree nelle contrade Cappellania, Tenuta Bruca e Sant’Antonio, pagando gli espropri e aprendo ad un bando internazionale per individuare un partner privato. La strada sarà lunga e il sindaco ha disposto la nomina di un rup, il dirigente Grazia Cosentino, e di un esperto, l’ex dirigente regionale Salvatore D’Urso, che già aveva seguito la procedura dell’investimento “Ciliegino”, con tutte le autorizzazioni che dopo anni vennero revocate.

L’avvocato Nicosia, lo scorso anno, aveva anche stoppato l’istanza di fallimento avanzata nei confronti di Agroverde. Da allora, però, gli accordi non sono stati rispettati dalla cooperativa, ad eccezione del pagamento di soli due acconti. “I pagamenti, in base all’accordo, dovevano essere conclusi entro gennaio di quest’anno – conclude – tutto questo non si è verificato. Ho già fatto notificare un atto stragiudiziale di risoluzione del contratto che era stato sottoscritto, ma non è stato rispettato. C’è un grave inadempimento da parte di Agroverde”. Quello che doveva essere un maxi investimento, quasi risolutivo per le sorti economiche del territorio, si è trasformato in un percorso sempre più accidentato, fatto di cifre sempre più pesanti, indennità mai pagate e pronunce dei giudici.

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