Furti di gasolio in raffineria, gli arrestati al riesame: chiedono la revoca delle misure

 
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Gela. I magistrati della procura li accusano di essere dietro ad un vasto giro di furti di gasolio e piombo messi a segno tra l’area della raffineria Eni di contrada Piana del Signore e quella del porto rifugio.

Gli indagati davanti al tribunale della libertà. Martedì, i legali del comandante sessantacinquenne Rocco Bagnato e degli operatori Giuseppe Caci e Antonino Di Modica si presenteranno davanti ai giudici del tribunale della libertà di Caltanissetta. Chiederanno, infatti, che le misure cautelari applicate nei confronti dei loro assistiti vengano revocate o, comunque, sostituite con altre meno afflittive. I tre, infatti, hanno ricevuto un provvedimento di custodia cautelare in carcere confermato dal giudice delle indagini preliminari Veronica Vaccaro all’indomani dell’operazione messa a segno dai militari della guardia di finanza, coordinati proprio dai magistrati della procura.

Respingono tutte le accuse. Gli indagati, già in sede d’interrogatorio di garanzia all’interno del carcere di contrada Balate, si sono difesi, negando qualsiasi responsabilità nei presunti furti di gasolio che sono stati ricostruiti dagli inquirenti. Gli avvocati Antonio Gagliano, Stefania Valante e Giovanna Zappulla hanno dettagliatamente ricostruito l’intera vicenda e analizzato il contenuto delle intercettazioni telefoniche, al centro delle indagini. Adesso, spetterà ai giudici nisseni decidere. In totale, sono ventiquattro gli indagati finiti nel lungo elenco stilato dai magistrati.

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