Gli affari dei Rinzivillo, sentiti i familiari: chiesto l’esame di Carmelo Billizzi

 
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Gela. Sei testimoni ascoltati davanti al collegio presieduto dal giudice Lirio Conti, affiancato dalle colleghe Ersilia Guzzetta e Silvia Passanisi.

Verrà sentito l’ex reggente Carmelo Billizzi. Alla prossima udienza fissata per il 18 febbraio, invece, sarà il turno del collaboratore di giustizia Carmelo Billizzi. Il suo esame è stato chiesto direttamente dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta Gabriele Paci. L’ex reggente di cosa nostra locale, quindi, entrerà in scena nel dibattimento che si celebra nei confronti di ventuno imputati, tutti coinvolti nel blitz antimafia “Tagli pregiati”, ritenuti legati al gruppo della famiglia Rinzivillo.

In aula i familiari dei fratelli Rinzivillo. Intanto, la sorella e due nipoti dei boss Antonio e Crocifisso Rinzivillo, sentiti in aula, hanno ammesso di aver detto sì alla presunta intestazione fittizia di società edili e non solo. “Io sono una casalinga – ha spiegato una delle testi – mio marito mi disse che sarebbe stato necessario creare un’azienda per il trasporto di carne e accettai per cercare di garantire un futuro ai nostri figli”. Una versione praticamente analoga a quella descritta dagli altri testimoni, tutti decisamente poco informati della sorte di aziende a loro intestate. Il pm Paci ha cercato di descrivere gli eventuali rapporti tra queste società ed esponenti del gruppo Rinzivillo come l’imprenditore Angelo Barnascone e Rosario Vizzini. Al centro delle accuse, inoltre, c’è quella di aver sfruttato manodopera locale da destinare a cantieri avviati al nord, soprattutto in Emilia Romagna e Lombardia.

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