I “carusi” sbracciano tra stidda e cosa nostra: la Dia non trascura Barberi

 
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Gela.
E se il tradizionale binomio mafioso che per anni ha visto contrapporsi, per poi scegliere una sorta di vera pax, i gruppi di cosa nostra e stidda venisse scardinato da bande di nuovi “carusi”?

E’ uno dei sospetti che emerge dall’ultima relazione redatta dagli investigatori della Direzione nazionale antimafia, appena resa nota.
“Cosa nostra gelese – si legge – conserva una propria espressione identitaria. Sul territorio, però, si registra la presenza di alcuni gruppi minori, soggetti alla leadership di giovani legati a consorterie mafiose”. Stando agli investigatori, i giovani in cerca di visibilità potrebbero farsi largo nonostante l’ingombrante ombra dei predecessori.
Tra gli elementi riscontrati, “una crescente insofferenza delle organizzazioni mafiose verso l’azione di contrasto posta in essere dalle istituzioni e nei riguardi dell’impegno legalitario di cui sono protagonisti settori della società civile e, soprattutto, la locale Confindustria”. Sotto questo profilo, la relazione richiama espressamente l’arresto del presunto boss sessantaduenne Alessandro Barberi, avvenuto negli scorsi mesi a conclusione di un’operazione finalizzata a scardinare i nuovi contatti criminali tra la città e Niscemi.

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