I dem sconfitti in città, Di Cristina contro i Cardinale: Gagliano, “fuori dalle liste dopo due o tre mandati”

 
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Gela. Dopo le batoste elettorali che sono arrivate sia alle regionali (in città la barca non è affondata solo per l’elezione in extremis del deputato Giuseppe Arancio) sia alle politiche di inizio marzo, i dem si sono dati appuntamento proprio in città. Il gruppo dirigente locale si è messo alla testa del fronte di protesta che, per diverse settimane, ha contestato in lungo e in largo le scelte palermitane e romane, che tra le altre cose hanno dato il via libera alla deputata “blindata” Daniela Cardinale, appena rieletta. “La vicenda delle liste elettorali – ha esordito il segretario cittadino Peppe Di Cristina – ha rafforzato il divario tra il nostro partito e gli elettori. Il filo si è rotto. Purtroppo, c’è qualcuno che pensa che le scelte del partito possano essere orientate dalla propria villa”. Piuttosto chiaro il riferimento alla deputata nazionale Daniela Cardinale e al padre Salvatore, ex ministro e leader di Sicilia Futura. All’ex chiesa di San Giovanni, si sono radunati i “ribelli” dei territori. Militanti e dirigenti locali ce n’erano parecchi, chiamati a raccolta non solo da Di Cristina ma anche dal nucleo storico, a cominciare da Lillo Speziale, Giuseppe Arancio e Miguel Donegani. Così, ad analizzare la sonora sconfitta alle politiche, con un Pd locale scavalcato pure dalla Lega di Salvini, si sono visti volti vecchi ma anche più o meno nuovi. C’erano il consigliere comunale Guido Siragusa, il presidente dell’assise civica Alessandra Ascia, Gaetano Orlando, l’avvocato Antonio Gagliano, Claudia Caizza, Sebastiano Abbenante, l’ex presidente del consiglio comunale Giuseppe Fava, il segretario dei Giovani Democratici Stefano Scepi, ma anche l’ex consigliere comunale Giacomo Gulizzi e Giampaolo Alario. Tra le poltrone dell’ex chiesa, si sono visti l’ex assessore della giunta Messinese Francesco Salinitro, l’ex consigliere comunale e ora presidente dell’ordine regionale dei geologi Giuseppe Collura e uno dei grandi vecchi del partito provinciale Antonio Montagnino.

I dem fanno l’analisi della sconfitta. Come era stato annunciato, è arrivato il deputato nazionale Fausto Raciti, che a breve dovrebbe lasciare la carica di segretario regionale del partito, dopo i risultati delle urne di inizio marzo, non certo incoraggianti. Il coro, soprattutto dei militanti arrivati dagli altri comuni della provincia, è stato quasi unanime, “bisogna ripartire” ma senza appaltare il partito “a pezzi della peggiore destra trasformista”, come ha spiegato Peppe Di Cristina, che a breve dovrà confrontarsi con i dem locali, in vista dei congressi. “Ripartire dal territorio è un obbligo – ha detto invece l’avvocato Gagliano che insieme al gruppo centrista ormai è parte integrante del Pd cittadino – ma, anche in prospettiva delle amministrative, che potrebbero essere addirittura anticipate, si deve subito rilanciare la novità. Non c’è l’obbligo di cercare la vittoria a tutti i costi. Serve qualità nelle liste elettorali. Iniziamo da subito, chi ha fatto due o tre mandati non può essere ricandidato. Questi sono segnali”. Anche l’ex consigliere Gulizzi, che fa parte della direzione cittadina dem, ha lanciato un monito per evitare nuove sconfitte. “Il vero fallimento – ha detto – è l’impressione che diamo all’esterno, quella cioè di un partito totalmente spaccato e diviso”. Dai “partigiani” sono arrivati chiari segnali di indolenza. “Non si può pensare – sono intervenuti – ad un partito che stia con gli operai del petrolchimico e, al tempo stesso, con gli imprenditori delle aziende. C’è bisogno di un partito di parte”. I dem locali, radunando in città una truppa dem piuttosto variegata, hanno probabilmente voluto lanciare un messaggio politico. Non c’è più la corazzata di un tempo, che faceva mambassa di voti, tanti “granatieri” delle preferenze se ne sono andati, ma Di Cristina e i suoi uomini di fiducia non sono isolati. Una rete di solidarietà dem che basterà a riprendersi il municipio o perlomeno ad alzare le percentuali di voto? E’ presto per dirlo. I dem ripartono dalle macerie elettorali ma al municipio ci vogliono ritornare prima possibile. “Non può funzionare un partito dove non c’è posto per chi non è stato eletto da qualche parte, è il minimo sindacale che dobbiamo darci”, ha chiuso il deputato Fausto Raciti.

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