Il branco minaccia l’acropoli e le aree archeologiche, il direttore decide di chiuderle

 
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Gela. E’ una vera e propria avanzata dei cani randagi quella che si registra a Gela dove sono state interdette alle persone due aree pubbliche. L’ultima, in ordine di tempo, è l’Acropoli di Molino a vento. Il provvedimento è stato emesso da Ennio Turco, dirigente del parco archeologico regionale di Gela, che parla di motivi di sicurezza. A fare scattare l’ordinanza e la chiusura del siti di interesse turistico è stata la presenza di dieci cani randagi. Il primo cittadino di Gela, Domenico Messinese, che a fine agosto era intervenuto con un’ordinanza sindacale per impedire alle persone di passeggiare a ridosso del torrente Gattano, parla di “fenomeno randagismo” avendo individuato numerose aree a rischio all’interno del perimetro urbano della città del golfo: dalla foce del fiume Gela al torrente Gattano, passando per il costone della zona a sud e dalla periferia a nord di via Butera, dove i cani trovano cibo dalle discariche abusive a cielo aperto. Le istituzioni per correre ai ripari hanno convocato un tavolo straordinario a Caltanissetta. I sindaci dei comuni nisseni si daranno appuntamento lunedì 28 settembre. In quella circostanza saranno chiamate a pianificare un’azione di contrasto al fenomeno randagismo.

“In quella sede paleserò i problemi per arginare il fenomeno – ammette il sindaco Domenico Messinese – Abbiamo cercato di coinvolgere anche l’Asp Cl 2 che, invece, limita le azioni possibili per catturare gli animali. Ho fatto una serie di sopralluoghi per catturare i randagi presenti nel territorio. Abbiamo riscontrato serie difficoltà nella gestione. Nel quartiere Macchitella, dove si sono verificati i maggiori casi di aggressioni, siamo riusciti ad effettuare oltre trenta catture ma l’emergenza rimane. E’ come se i cani avessero una sorta di controllo delle aree. Se togli il capo branco ne arrivano altri. Bisogna intervenire con un intervento massiccio. Ci stiamo muovendo anche per realizzare un centro di prima accoglienza e sterilizzazione, oltre a un canile. Tutti interventi utili ma non risolutori. La priorità è riuscire a catturare i quattro zampe”. Intanto anche l’Acropoli di Molino a vento rimane chiusa ai visitatori a data da destinarsi. “Sono dovuto intervenire con un’ordinanza dirigenziale – ammette Ennio Greco, direttore del parco archeologico regionale – quando un addetto al controllo mi ha fatto notare la presenza di cani randagi che scorazzavano tra la colonna Dorica e l’Acropoli. Ne ho contati almeno dieci. Non sono rimasto con le mani in mano. Ho inviato alla regione e all’assessorato ai Beni culturali, una richiesta di chiusura al pubblico del sito per ragioni di sicurezza. All’istanza ho allegato anche alcune fotografie che dimostrano la presenza dei randagi. Il titolare dell’impresa incaricata dal comune per espletare il servizio di accalappiacani ha palesato le proprie difficoltà ad arginare il fenomeno. Il metodo di cattura dei cani è molto rigido. Non è possibile nemmeno addormentarli e, naturalmente, bisogna evitare di maltrattarli. L’unico metodo consentito consiste nel convincerli ad entrare in apposite gabbie. Pare che creino aree di interesse con il cibo. Spero solo di potere revocare l’ordinanza al più presto e tornare a garantire la fruizione dell’Acropoli, meta di turisti e molte scolaresche”. 

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