Il progetto Macchitella lab si aggiudica il premio in/Architettura

 
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La premiazione a Giarre

Gela. L’iniziativa dei premi IN/ARCHITETTURA 2023 promossi da IN/Arch, Ance con Archilovers con il patrocinio di Anci, CNAPPC, si inserisce nella lunga tradizione dei Premi IN/Arch che hanno come obiettivo prioritario quello di promuovere – con il coinvolgimento di una vasta gamma di interessi culturali, civili, professionali ed economici, il valore dell’opera costruita intesa come esito della
partecipazione di soggetti diversi: dal committente agli imprenditori, ai produttori di componenti, ai progettisti. La cerimonia pubblica per la consegna del premio, che consiste in una targa all’opera, si è svolta ieri presso Radicepura (Giarre). Hanno ritirato il premio l’architetto Vincenzo Castellana, con Rosanna Zafarana, Fabrizio Russello per l’impresa Russello spa e l’ing. Claudia Di Marco per Eni.

Un premio che arriva per il progetto Macchitella lab, l’ex casa albergo Eni riqualificata, in attesa che possa essere destinata agli usi pattuiti, a partire dall’incubatore di startup innovative e dai corsi universitari. L’ex casa albergo Eni nel quartiere Macchitella, nasce per ospitare il personale dell’ex petrolchimico. Il progetto Macchitella lab si inquadra nell’ambito degli interventi per lo
sviluppo sostenibile di rigenerazione urbana della città. Trasforma la struttura in spazio di coworking con laboratori, uffici, caffetteria e luoghi di aggregazione, predisponendosi come un moderno incubatore di imprese e startup. Il progetto, di fatto, reinterpreta la tipologia ricorrente nella zona: residenze a blocchi (palazzine). La percezione, in tal modo, transita da edificio residenziale a tema architettonico collettivo. L’attacco a terra dell’edificio viene ridisegnato attraverso l’eliminazione del primo ordine che genera
una doppia altezza e determina un alleggerimento del blocco, dando vita al sistema di luci-ombre. Frutto di ricerca e attenzione è il sistema non complanare delle specchiature della doppia altezza che utilizza l’opportunità data dallo spessore della trave piatta dell’ordine intermedio eliminato per segmentare la frangia del prospetto delle vetrature restituendo il gioco di riflessi sempre diversi tra loro. L’involucro permeabile conferisce forte identità al blocco superiore e ridisegna l’archetipo della casa a faldina. Lo scheletro metallico modula i prospetti seguendone la struttura e avvolge l’edificio che, con il fraseggio dei moduli compositivi di lamiera stirata, segue una partitura che vibra differentemente alla luce che vi permea. Tra i campi delle falde superiori trovano alloggio integrato i pannelli fotovoltaici. La preesistenza viene così recuperata nella sua immagine complessiva portando verso un concetto del non finito, attraverso l’uso di intonaci a vista. Contestualmente il sistema trasparente ne ridisegna l’involucro e conferisce una inedita lettura. I setti del primo ordine che definiscono l’attacco a terra, compenetrano il rapporto interno esterno rimandando, così, all’apertura simbolica verso la città.

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