Imponevano il pizzo a due commercianti, 33 presunti estortori scelgono l’abbreviato

 
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Gela. Imponevano il pizzo per conto delle consorterie criminali. Erano gli anni novanta, quando Cosa Nostra e Stidda spadroneggiavano e terrorizzavano i commercianti. Due di loro sono vittime e parti civili nell’ennesimo procedimento che si è aperto davanti al gup del tribunale di Caltanissetta Salvucci.

Sono 35 gli imputati accusati di estorsione. La maggioranza di loro, ben trentatrè, ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato. Il Gup si è riservato di decidere e comunicherà la sua decisione il 27 novembre, quando riprenderà l’udienza. Intanto sono stati ammessi come parti civili il Comune di Gela, la Fai (federazione antiracket), l’associazione antiracket Gaetano Giordano, e i due commercianti, Antonio Lisi, titolare dello stucchificio Fas di via Venezia, e Grazio Gaetano Di Fede, che nel periodo incriminato gestiva il negozio “giocattolaio”.

Il nutrito pool di difensori, formato dai legali Sinatra, Pastorello, Alfieri, Tuccio, Macrì, Tipo, Limoncello, Scicolone, Gagliano ed Enia ha chiesto il rito alternativo, per saltare il dibattimento.

L’inchiesta racchiude una serie di episodi che hanno portato alla denuncia a piede libero degli imputati. Essendo già trascorso molto tempo non c’era il rischio di reiterazione del reato, tantomeno di inquinare le prove. Molti degli stessi presunti estortori hanno già subito condanne passate in giudicato per lo stesso genere di reato, con l’aggravante dello stampo mafioso.

Una delle due vittime è Antonio Lisi, il commerciante che recentemente ha subito l’incendio della propria autovettura. Il contitolare dello stucchificio di via Venezia ha ammesso davanti ai magistrati di aver subito pressioni dalla criminalità organizzata, facendo nomi e cognomi. Non solamente. La vittima non ha affatto escluso che l’incendio della propria macchina possa avere un collegamento con la sua testimonianza davanti al Gup del tribunale di Caltanissetta.

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