Imprenditori lesi dai fumi della raffineria, sì del giudice ai dati ambientali presentati

 
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Gela. No alla costituzione di parte civile dell’associazione palermitana pro consumatori Codici, sì alla documentazione relativa alle campagne di rilevamento ambientale effettuate in città e depositata dagli avvocati delle parti civili.

Il giudice Manuela Matta, così, ha disposto l’apertura del dibattimento nel processo a carico dell’attuale amministratore delegato di raffineria Eni Bernardo Casa e dei funzionari del gruppo Alfredo Barbaro e Michele Viglianisi. Sono accusati di getto pericolose di cose e di lesioni ai danni dei titolari del gruppo Meic Services. Elio, Maurizio e David Melfa, titolari della società, si sono costituiti parti civili.
La vicinanza del loro impianto alla fabbrica Eni di contrada Piana del Signore li avrebbe spesso costretti a subire gli effetti di pericolose emissioni. Due dipendenti del gruppo Meic, a loro volta, si sono costituiti parti civili: avrebbero subito conseguenze dall’esposizione ai fumi dello stabilimento. La stessa raffineria è stata chiamata in giudizio in qualità di responsabile civile.
Gli avvocati difensori dei tre imputati, invece, hanno contestato la presentazione di documenti che poco avrebbero a spartire con i capi d’imputazione. Davanti alle loro eccezioni, il giudice Matta ha scelto di mantenere nel fascicolo del dibattimento tutti gli atti non più ripetibili, compresi gli esiti dei rilevamenti ambientali.
Tra le parti civili, ci sono gli esponenti delle associazioni Legambiente, Amici della Terra ed Aria Nuova, oltre agli avvocati che rappresentano l’ente comunale, quello provinciale ed il ministero dell’ambiente. In aula, erano presenti i legali Joseph Donegani, Giuseppe Romano, Giovanna Zappulla, Antonino Ficarra, Antonio Giardina, Antonella Barbera e Simone Giovannetti. I tre imputati, invece, sono difesi dai legali Gualtiero Cataldo e Diego Amara.
Il giudice Matta ha scelto di aggiornare il dibattimento al prossimo 30 settembre. Inizierà l’esame dei primi testimoni chiesto dal pubblico ministero Silvia Benetti.  

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