Inchiesta “Chimera”, difesa dopo richiesta condanna: “Brancato non sosteneva l’associazione mafiosa”

 
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Gela. I pm della Dda di Caltanissetta, ad inizio marzo, hanno chiesto la condanna anche nei suoi confronti. Il quarantenne gelese Emanuele Brancato venne coinvolto nel blitz antimafia “Chimera”, tutto incentrato sulla stidda mazzarinese retta dalla famiglia Sanfilippo. Per gli investigatori, sarebbe stato lui il canale principale della droga, aperto proprio con i mazzarinesi. I pm dell’antimafia nissena hanno chiesto la condanna a quindici anni di detenzione. Questa mattina, il difensore, l’avvocato Giacomo Ventura, ha invece escluso che Brancato abbia mai avuto rapporti con l’organizzazione mafiosa ricostruita dai carabinieri e dai magistrati della Direzione distrettuale. Non ci sarebbero mai stati contatti continui con i Sanfilippo e anche quelli con un grossista calabrese, che sono finiti negli atti dell’indagine, per la difesa proverebbero in realtà che Brancato si muoveva da solo e senza un vincolo. Sono stati messi in discussione alcuni episodi di spaccio, di minore entità, nonostante il quarantenne abbia ammesso. Il legale ha respinto inoltre l’aggravante dell’ingente quantità, che non troverebbe riscontro. Anche la consorte di Brancato è imputata per i fatti del blitz ma ne risponde davanti al collegio penale del tribunale di Gela. Il quarantenne e altri ventitré imputati sono a giudizio in abbreviato, davanti al gup.

I pm hanno già chiesto due ergastoli per gli omicidi di Benedetto Bonaffini e Luigi La Bella, nei confronti del boss della stidda mazzarinese, il cinquantanovenne Salvatore Sanfilippo, e della moglie cinquantaseienne Beatrice Medicea. Sono loro le figure principali della maxi inchiesta. Dodici anni di detenzione sono stati chiesti per Ludovico Bonifacio, difeso dal legale Gaetano Lisi. Otto anni e otto mesi a Girolamo Bonanno, difeso dagli avvocati Flavio Sinatra e Luca Cianferoni. Undici anni e otto mesi per Massimiliano Cammarata, difeso dal legale Attilio Villa. Dodici anni e quattro mesi per Silvia Catania, rappresentata dall’avvocato Gaetano Giunta. Dodici anni a Paolo Di Mattia, con il legale Giuseppe Piazza. Dodici anni, a sua volta, per la posizione di Salvatore Di Mattia, assistito dagli avvocati Giuliano Dominici e Giuseppe Piazza. Tredici anni e quattro mesi a Gianfilippo Fontana, con gli avvocati Gaetano Giunta e Walter De Agostino. Tredici anni e quattro mesi anche per Marco Gesualdo, con l’avvocato Antonino Ficarra. Tre anni e sei mesi a Salvatore Giarratana, difeso dall’avvocato Agata Maira. Undici anni e otto mesi a Luca Guerra, con l’avvocato Elisabetta Gatto. Sei anni e otto mesi a Valentina Guerra, rappresentata dall’avvocato Stefano Gerunda. Due anni e otto mesi a Rocco Marano, difeso dall’avvocato Antonino Ficarra. Sei anni e otto mesi a Grazia Minischetti, con gli avvocati Raffaele Minieri e Stefano Gerunda. Otto anni a Giuseppe Morgana, difeso dal legale Vincenzo Vitello. Dodici anni per Melina Paternò, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Piazza. Tre anni e quattro mesi di detenzione per Gianpaolo Ragusa, difeso dall’avvocato Agata Maira. Due anni per Maria Sanfilippo, sempre difesa dal legale Agata Maira. Vent’anni per Paolo Sanfilippo, con i legali Carmelo Terranova e Giovanni Cannizzaro, considerato tra i vertici del gruppo di mafia. Sei anni e otto mesi per Salvatore Adamo Sanfilippo, difeso dall’avvocato Vincenzo Vitello. Sei anni e otto mesi a Salvatore Strazzanti, con l’avvocato Gaetano Giunta. Quattro anni e otto mesi, infine, nei confronti di Filippo Verga, rappresentato dall’avvocato Agata Maira.

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