Incidente mortale, il perito in aula: “La patologia della vittima contribuì”

 
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Gela.
“L’incidente stradale fu una concausa che contribuì alla sua morte. Certamente, non indossava la cintura di sicurezza e, comunque, non avrebbe potuto evitare l’impatto”. Lo ha detto il perito Cataldo Raffino sentito in aula nel corso del processo aperto a carico di Carmelo Maniglia e Crocifisso Cutini a seguito della morte del sessantenne Salvatore Nicosia.

L’uomo morì nel marzo di sette anni fa dopo alcuni giorni dall’incidente stradale che lo coinvolse mentre viaggiava a bordo di un’automobile.
“Bisogna tenere in considerazione – ha detto l’esperto rispondendo alle domande del pubblico ministero Pamela Cellura e del giudice Domenico Stilo – che la vittima soffriva già di una grave neuropatia cervicale. Se l’impatto avesse riguardato un soggetto sano, probabilmente, non si sarebbe verificato il decesso”.
Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giuseppe Simonetti e Ivan Bellanti. Gli stessi legali hanno cercato di capire quale portata abbia avuto la lesione biparietale subita da Nicosia rispetto al successivo decesso.
“Purtroppo – ha concluso il perito – la cintura di sicurezza può attenuare l’impatto ma non impedirlo del tutto. Sicuramente, ad incidere è stata soprattutto la patologia cervicale che lo affliggeva”.

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