“Non abbiamo mai pagato per lavorare”, gruppo di operai a sostegno di Fasulo

 
0

Gela. Cantieri fermi dopo l’avvio dell’indagine sulle presunte assunzioni “a pagamento” che tre imprenditori locali avrebbero organizzato allo scopo di individuare manodopera da destinare ai lavori per il maxi parco fotovoltaico voluto dai dirigenti della coop Agroverde.

Adesso, a rischio ci sarebbero decine di posti di lavoro e, per questa ragione, un gruppo di operai scelti dall’imprenditore Fabio Fasulo ha protestato davanti a Palazzo di giustizia.
“Tutto si è fermato – spiegano – dovevamo lavorare in diversi cantieri aperti dal gruppo Fasulo e, invece, almeno per il momento, siamo fuori gioco. Non abbiamo possibilità di essere impiegati neanche nei cantieri aperti in Emilia-Romangna. Il titolare ha deciso di utilizzare operai del posto”.
Il sequestro della documentazione, avvenuto nell’ambito dell’inchiesta avviata su presunte forme di caporalato, ha convinto lo stesso Fasulo a cambiare programma.
“E’ una vergogna – spiegano ancora – stiamo parlando di semplici voci di popolo. Noi non abbiamo mai pagato nessuno per lavorare. Siamo stati contatti per effettuare lavori. Il problema non sono i cantieri per la costruzione del polo fotovoltaico dell’Agroverde. La questione riguarda il blocco delle assunzioni per le altre commesse. Saranno utilizzati operai di altre regioni e noi cosa dovremmo fare?”.
I lavoratori hanno affisso cartelli di protesta proprio nell’area circostante il nuovo palazzo di giustizia.
“Ovviamente – continuano – se ci sono degli elementi sui quali indagare, lo si faccia pure. Non possiamo, però, andarci di mezzo noi. Siamo circa trecento e tutti abbiamo bisogno di lavorare. Figuriamoci se per farlo avessimo anche dovuto pagare l’imprenditore che ci ha contattati. E’ assurdo”.
Una protesta che non era certamente attesa: le indagini sul presunto giro d’ingaggi effettuati solo dopo il versamento di somme di denaro da parte degli stessi operai continuano, in attesa di meglio definire i ruoli dei personaggi di quest’ennesima emergenza occupazionale.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here