Intimidazioni via web, le foto non gradite del blitz “Inferis”: “fatevi i c….vostri”

 
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Gela. Le intimidazioni viaggiano sulla rete internet: pesanti e sfacciate. I giovani rampolli delle famiglie coinvolte nella maxi operazione “Inferis” della scorsa settimana, infatti, hanno scelto Facebook per lanciare inequivocabili messaggi verso chiunque decidesse di esporsi pubblicamente.

Tutto ha avuto inizio con uno dei molti commenti che, quotidianamente, trovano spazio sulle bacheche o sulle pagine del social network. Si leggeva testualmente, “tanto per rimanere in tema: secondo voi, le auto incendiate in città sono in realtà delle auto infestate dai fantasmi che prendono fuoco da sole?”.
Una provocazione lanciata dai gestori della pagina “Roba da gelesi” che, evidentemente, non è stata molto gradita da G.A. Il giovane, accomunato dallo stesso cognome di molti degli arrestati nell’operazione “Inferis”, ha risposto con un commento immediato e decisamente poco accomodante.
“Secondo me – si legge nel post – tu sei uno che non si fa i ca… suoi e parri assai”. Difficile, insomma, sbagliare davanti ad una risposta di questo tipo. Il riferimento ai continui roghi di automobili ha suscitato l’ira di un giovane che ha immediatamente cercato di far comprendere qual’è l’aria che tira: zitti e ognuno per la propria strada.
L’intervento non ha mancato di suscitare reazioni e ulteriori commenti. Il clamore si è spostato su un’altra pagina, i cui amministratori, a loro volta, hanno scelto di pubblicare commenti sul tema e, massimo degli “affronti”, le foto degli arrestati a conclusione del blitz “Inferis”, che ha consentito di mettere fine all’attività svolta dal gruppo capeggiato da Giuseppe Alferi. Immediata, anche in questo caso, la reazione dei rampolli. Mentre E.V. scriveva, senza troppi fronzoli, “testa i ca…, cancella sta foto veloce”: D. C. aggiungeva, “bastardo e mulu, che si tu, stai attento come parli bastardo”. Commenti che, però, hanno suscitato la reazione dei gestori della pagina “Critica della ragion gelese”.
Agli interventi intimidatori, infatti, sono seguiti commenti di sostegno: a chi minacciava via web è stato fatto capire che le intimidazioni non possono passare inosservate. Il blitz “Inferis”, quindi, ha prodotto uno strascico tutt’altro che atteso.
Se, fino ad un ventennio fa, bisognava stare attenti a come si parlava di certi argomenti: in piazza così come nei luoghi di lavoro.
Adesso, stando al tenore dei commenti lasciati alla memoria del web da pochi rampolli di famiglia, non bisognerebbe sgarrare neanche attraverso la rete: tutti possono vedere, tutti possono leggere.

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