“L’hashish arrivava da Napoli…”, nel processo “Malleus” verranno sentiti i collaboratori di giustizia

 
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Gela. Nel dibattimento avviato ai danni di quattordici presunti esponenti del clan Rinzivillo riorganizzato, finiti al centro dell’inchiesta “Malleus”, entreranno le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.

Le armi e la droga. A chiederne l’esame sono stati i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta. Per primi, verranno sentiti Carmelo Billizzi, Gianluca Gammino e Emanuele Celona. Il loro esame, da svolgere alla prossima udienza già fissata per il 18 gennaio, è stato autorizzato dal collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Marica Marino e Silvia Passanisi. A processo ci sono Massimo e Giacomo Gerbino, Salvatore Di Nicola, Valerio Longo, Giuseppe Lumia, Giuseppe Mangiameli, Roberto e Salvatore Cosentino, Gaetano Smecca, Giuseppe Schembri, Domenico Trespoli, Davide Pardo, Vincenzo Florio e Baldassarre Nicosia. A rispondere alle domande del pubblico ministero della Dda Maria Carolina De Pasquale e dei difensori degli imputati è stato uno degli investigatori della squadra mobile di Caltanissetta che ha svolto l’indagine. Nel corso della sua deposizione, sono emersi i contatti dei presunti affiliati con i grossisti della droga ma anche la disponibilità di armi. “Da quanto risultato in base alle intercettazioni – ha spiegato – Valerio Longo era in possesso di una pistola che, però, non abbiamo mai rinvenuto”. I punti di approvvigionamento della droga, invece, sarebbero state le piazze di spaccio di Catania, per la fornitura di cocaina, e Napoli, soprattutto per l’hashish. Il poliziotto della mobile nissena, inoltre, ha confermato che il punto di riferimento dello spaccio in città era l’abitazione di Antonio Radicia, a sua volta arrestato al termine del blitz “Malleus”. Il testimone ha messo in luce il ruolo, come presunto corriere, di Giuseppe Mangiameli ma anche quello di Baldassarre Nicosia che, invece, avrebbe tenuto i contatti con il catanese Vincenzo Florio. “Abbiamo ricostruito – ha detto il poliziotto – sia le visite di Mangiameli nell’appartamento di Antonio Radicia sia gli incontri tra Baldassarre Nicosia e Vincenzo Florio”. Una ricostruzione, comunque, contestata dai difensori degli imputati chiamati in causa. Nel pool di difesa, ci sono gli avvocati Flavio Sinatra, Carmelo Tuccio, Salvo Macrì Cristina Alfieri, Mariella Giordano, Giovanni Lomonaco, Raffaella Nastasi e Maria Teresa Cultrera. 

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