L’inchiesta “Parenti serpenti”, il giro di droga scoperto dopo una rapina ad un supermercato della città

 
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Gela. Le indagini, partite da una rapina messa a segno all’interno di un supermercato di via Crimea, portarono i poliziotti del commissariato ad individuare una presunta rete di spacciatori, soprattutto giovani.


Le indagini. E’ quanto emerso, in aula, dall’esame di due agenti di polizia che si occuparono dell’inchiesta “Parenti serpenti”. A rispondere di quei fatti, davanti al collegio penale presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Ersilia Guzzetta e Tiziana Landoni, ci sono Salvatore Blanco, Simone Morello, il ventiquattrenne Giovanni Rinzivillo, Filippo Sciandrello e Salvatore Scordio. Sono tutti accusati di aver avuto un ruolo nel giro di spaccio ricostruito dai poliziotti. “Dalle indagini che partirono dopo la rapina al supermercato di via Crimea – ha detto uno degli agenti sentito in aula – capimmo che dietro all’azione c’era la complicità di uno dei dipendenti. Sottoponendolo a verifiche e intercettazioni, siamo risaliti ad una serie di continui contatti”. La droga veniva acquistata anche a Catania, così come ribadito dai poliziotti. La droga era piazzata anche nei pressi dell’abitazione di uno dei giovani finiti nell’inchiesta, che è già stato condannato per gli stessi fatti. I poliziotti hanno risposto alle domande formulate dal pubblico ministero Andrea Sodani e a quelle dei difensori degli imputati, gli avvocati Giovanni Cannizzaro, Flavio Sinatra, Nicoletta Cauchi, Raffaela Nastasi e Paola Carfì. Gli imputati, già in fase di indagine, hanno escluso di aver fatto parte del presunto gruppo di spacciatori individuato dagli investigatori. Secondo i pm della procura, inoltre, i contatti sarebbero stati favoriti dai rapporti di parentela tra alcuni dei presunti pusher.

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