La mafia gelese ha ucciso in Lombardia, per l’omicidio di Salvatore D’Aleo confermato l’ergastolo ad Emanuele Italiano

 
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Gela. Respinto anche il ricorso straordinario contro il verdetto, risalente al marzo di un anno fa, che aveva condotto i giudici di Cassazione a confermare l’ergastolo ai danni del sessantacinquenne Emanuele Italiano.


I resti ritrovati tre anni dopo. L’uomo, un gelese che per anni ha vissuto in Lombardia, nella zona della provincia di Varese, è stato condannato per l’omicidio di Salvatore D’Aleo, un altro gelese residente in quelle stessa zona. D’Aleo venne ucciso nell’ottobre di nove anni fa e i suoi resti vennero fatti ritrovare solo tre anni dopo. Decisive furono le dichiarazioni di due ex capi di cosa nostra gelese nel varesotto. Rosario Trubia e Fabio Nicastro, ammisero di aver avuto un ruolo decisivo nell’omicidio. Da tempo, sono entrambi collaboratori di giustizia. In base a quanto ricostruito dagli inquirenti, la morte di D’Aleo sarebbe stata decisa proprio dal clan. Italiano, dopo il verdetto sfavorevole dello scorso anno, che ha confermato quello degli altri gradi di giudizio, si è nuovamente rivolto ai giudici romani, contestando una serie di presunti errori formali, ma anche la mancata valutazione di dichiarazioni che sarebbero state a lui favorevoli. Richieste che, però, come confermato dalle motivazioni della sentenza appena pubblicate, sono state del tutto respinte. Così, l’ergastolo di Italiano viene confermato. In tutti i gradi di giudizio, i familiari della vittima si sono costituti parte civile.

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