La sfiducia a Messinese?…nel centrodestra frenano: “Non vogliamo consegnare la città al commissario di Crocetta”

 
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Gela. Mentre si attende di capire quali risvolti avrà la proposta di rivedere la composizione di tutte le commissioni comunali, nel centrodestra non sembra esserci

una posizione unitaria, almeno per quanto riguarda la sfiducia al sindaco Domenico Messinese.

“Non riconsegno la città a Crocetta”. Tanti ne parlano, ma pochi hanno espresso una volontà netta. Anche il gruppo di centrodestra, quindi, avviato verso un cammino unitario, almeno in aula consiliare, non appare altrettanto compatto quando in ballo ritorna la sfiducia a Messinese. “Perché dovremmo sfiduciare il sindaco e consegnare la città al commissario del presidente Rosario Crocetta? – dice Salvatore Sammito – la mia posizione non cambierà. Sono contrario alla sfiducia, ma soprattutto sono contrario a riconsegnare la città a Crocetta, soprattutto in un periodo di campagna elettorale. Ci sono i progetti del Patto per la Sicilia e c’è la vicenda Eni, non possiamo aprire una fase di totale fermo, con un commissario che, ovviamente, si limiterà ad agire in base a ciò che verrà deciso a Palermo”. In questo modo, Sammito prende le distanze dal deputato regionale di Forza Italia Pino Federico che, negli scorsi giorni, si è sbilanciato, fino ad invocare lo stop anticipato all’esperienza amministrativa della giunta Messinese.

“Si decide dopo le regionali”. Piuttosto prudente è anche il capogruppo della Lista Musumeci Vincenzo Cascino. “La questione della sfiducia non viene decisa da un unico partito o da singoli rappresentanti – dice – è una scelta che deve essere collegiale. Il centrodestra ha deciso di muoversi compatto e lo deve fare anche per assumere una posizione davanti alla possibile sfiducia a Messinese e ai suoi assessori. Ritengo che la questione vada trattata solo dopo le elezioni regionali”. Il centrodestra, quindi, non sembra proprio intenzionato a seguire il filone politico della “sfiducia subito”. Probabilmente, è in gioco anche l’equilibrio nella guida di un gruppo politico che, da anni ormai, cerca di individuare un vero e proprio leader, almeno a livello locale.

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