L’amianto nella vasca 4, le anomalie segnalate: sentito uno dei responsabili del personale

 
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Gela. La vicenda processuale scaturita dal sequestro della vasca 4 all’isola 32 di raffineria ruota molto sulle segnalazioni delle tante anomalie che ci sarebbero state nel corso del tempo. La vasca infatti sarebbe stata trasformata in una discarica non autorizzata di amianto e rifiuti pericolosi. Diverse segnalazioni sullo stato dell’area però sono state inoltrate da Vincenzo D’Agostino, per anni preposto alle discariche e in più occasioni pronto a ribadire di aver sempre indicato una serie di disfunzioni, a cominciare dalla copertura lacerata. In aula, questa volta, è stato sentito uno dei responsabili del personale dell’azienda che ha tracciato lo schema delle competenze nell’organigramma del cane a sei zampe. Il sospetto dei pm della procura, in aula con il procuratore capo Fernando Asaro, è che i manager Eni sapessero dello stato precario di quella discarica, senza però che abbiano disposto veri e propri interventi di messa in sicurezza. Le fibre killer si sarebbero disperse in atmosfera e negli altri ambienti di lavoro, data la vicinanza tra l’area della vasca e i cantieri.

Che da D’Agostino siano partite più segnalazioni l’ha spiegato anche il responsabile del personale, ma senza poi scendere nei dettagli tecnici. A processo ci sono anche tecnici dell’azienda che nel tempo hanno coordinato la Soi nella quale ricade la discarica. Le accuse vengono mosse contro Bernardo Casa, Rosario Orlando, Aurelio Faraci, Biagio Genna e Arturo Anania. Sia Asaro che i legali di parte civile (gli avvocati Joseph Donegani, Salvo Macrì, Flavio Sinatra, Davide Ancona, Giovanni Avila e Giuseppe Laspina) si sono soffermati proprio sulla catena decisionale che starebbe dietro ai processi d’intervento e produttivi di raffineria. I legali di difesa (gli avvocati Gualtiero Cataldo e Carlo Autru Ryolo) invece escludono responsabilità dirette di tutti gli imputati e l’hanno ribadito nel corso dell’esame reso in aula dal funzionario di Eni.

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