Le estorsioni nei cantieri delle villette, la Cassazione conferma le condanne all’ex consigliere comunale Muncivì e all’imprenditore Giorrannello

 
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Gela. Diventano definitive le condanne all’ex consigliere comunale

di Forza Italia Francesco Muncivì e all’imprenditore Silvio Giorrannello.

L’inchiesta “Casa Nostra”. I giudici della Corte di Cassazione hanno respinto i ricorsi presentati dai difensori dei due imputati, gli avvocati Flavio Sinatra, Antonio Gagliano e Antonio Impellizzeri. Tutto nacque dall’indagine “Casa Nostra” che coinvolse proprio l’ex consigliere comunale, ritenuto il vero factotum dei cantieri per la realizzazione di un complesso residenziale nella zona di via Butera. Stando ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, avrebbe imposto il pagamento di denaro agli imprenditori che, intanto, miravano ai subappalti e ai lavori di costruzione delle villette. I giudici della Corte di appello di Caltanissetta avevano condannato Muncivì a sette anni e mezzo di reclusione, ridotti rispetto ai dieci decisi dai magistrati del tribunale di Gela, e a tre anni e quattro mesi Giorrannello, assolto invece in primo grado. Sulle spalle di Muncivì rimanevano le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa ed estorsione. In base alle ricostruzioni d’accusa, l’anziano imprenditore avrebbe agito per conto dei clan. In Cassazione, i difensori hanno nuovamente messo in dubbio l’intera linea, chiedendo l’annullamento delle condanne. La procura generale, peraltro, ha chiesto la conferma della condanna per Muncivì solo rispetto alle estorsioni, indicando invece la necessità di un annullamento con rinvio sul concorso esterno. Annullamento con rinvio che è stato chiesto anche per la posizione di Giorrannello. A ribadire la conferma delle condanne di secondo grado, invece, sono stati tutti i legali di parte civile, costituiti nell’interesse degli imprenditori vittime delle richieste estorsive e solo nei confronti di Muncivi’. Così, gli avvocati Joseph Donegani, Emanuele Maganuco, Nicoletta Cauchi e Fabio Fargetta hanno riconfermato quanto già sostenuto nei precedenti gradi di giudizio. Alla fine, i giudici romani di Cassazione hanno respinto i ricorsi delle difese, con le due condanne che adesso sono definitive.

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