“Leonessa”, concludono difese degli imputati: l’antimafia ha chiesto condanne per tutti

 
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Gela. La scorsa settimana, il pm dell’antimafia bresciana, Paolo Savio, ha chiesto la condanna, a pene di giustizia che dovranno essere determinate dal collegio, per tutti gli imputati coinvolti nell’indagine “Leonessa”. Per gli inquirenti lombardi, la stidda gelese aveva deciso di fare base anche nell’area bresciana, sfruttando l’affare delle compensazioni indebite, alimentato dal consulente Rosario Marchese. Oggi, invece, la parola, per le conclusioni, l’hanno presa i difensori degli imputati. Hanno respinto le contestazioni, compresa quella dell’appartenenza all’organizzazione mafiosa, mosse ai piemontesi Corrado Savoia e Antonella Balacco, ai gelesi Matteo Collura, Simone Di Simone e Carmelo Giannone, oltre che al professionista milanese Roberto Edoardo Golda Perini. Gli avvocati Angelo Cafà, Davide Limoncello, Stefano Bazzani, Lara Amata, Giovanni Salvi, Deborah Abate Zaro, Gianluca Marta e Oliviero Mazza, hanno tutti respinto l’ipotesi investigativa che fa leva sulla connessione tra gli introiti delle compensazioni indebite e il ruolo della stidda, con gli annessi metodi che sarebbero stati esportati anche nel Nord Italia, saldandosi con gli interessi di imprenditori, professionisti e funzionari pubblici.

La prossima settimana, toccherà agli altri legali concludere. Il collegio dovrebbe emettere la decisione a maggio. In questo filone processuale, sono a giudizio anche Rosario Marchese, Salvatore Antonuccio, Giuseppe Arabia, Gianfranco Casassa, Danilo Cassisi, Angelo Fiorisi, Giovanni Interlicchia e Alessandro Scilio (difesi dagli avvocati Giacomo Ventura, Flavio Sinatra, Giovanna Zappulla, Sinuhe Curcuraci, Roberta Castorina, Domenico Peila, Maurizio Basile, Gianpiero Verrengia, Valentina Aragona).

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