“Linee ferme in raffineria”: sindacati in allarme, rischia anche Ecorigen?

 
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Gela. Le linee di produzione della raffineria devono ritornare a marciare. Un monito che, dopo il sì alla media ponderale di calcolo delle emissioni in atmosfera della fabbrica definita sui tavoli ministeriali, arriva dagli esponenti sindacali del settore chimico.

“Con la decisione assunta a Roma – spiega il segretario provinciale della Femca Cisl Francesco Emiliani – non possono più esserci alibi. Molti, infatti, non hanno capito che, al momento, la fabbrica è ferma e così non può andare avanti”. Il timore si chiama ridimensionamento degli investimenti.
Un’ombra che viene messa in luce anche dal segretario della Filctem Cgil Gaetano Catania. “Percepiamo – ammette – che l’azienda ha intenzione di continuare a rimanere ferma per altri mesi. Abbiamo chiesto un incontro con i vertici di raffineria per conoscere quali sono le reali intenzioni aziendali. Siamo in attesa di essere convocati”.
Dopo vari contatti, la data prescelta per un incontro chiarificatore tra vertici Eni e sindacato dovrebbe essere quella del prossimo 2 luglio. “Pretendiamo la messa in marcia della linea 1 e un’accelerazione sugli investimenti – ha ribadito durante un’iniziativa del sindacato lo stesso Catania – per consolidare questa realtà produttiva. Non ci interessano altre soluzioni, vogliamo che vengano rispettati gli accordi sottoscritti”. Una posizione altrettanto preoccupata è quella del rappresentante dei quadri di fabbrica della Cgil Sebastiano Abbenante.
“In raffineria gli impianti sono fermi da più di due mesi a seguito di un incendio circoscritto che ha determinato un sequestro di quaranta giorni di una intera linea di produzione – dice – incendio che non ha interessato apparecchiature ma solo piping. E’ chiaro anche che Eni sta sfruttando gli effetti di tale situazione per ripensare le sue strategie, che non sono solo strategie legate alla raffineria, sono strategie inerenti la presenza di Eni nel bacino del Mediterraneo su territorio nazionale. Qualcosa di più ampio e complesso, qualcosa di più impattante e strategico. Gela ne è un tassello importante, ma la questione ha una valenza, al minimo, regionale”.
Il 2 luglio, quindi, potrebbero emergere novità sul futuro più immediato della produzione in fabbrica. Intanto, il fermo delle attività sta creando non pochi patemi tra le fila dei lavoratori della società Ecorigen. Senza acido solfidrico e idrogeno che dovrebbero arrivare da raffineria, l’operatività del gruppo sulla rigenerazione dei catalizzatori rischia una brusca frenata. In ballo, ci sono settanta posti di lavoro.

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