Mafia e affari nell’inchiesta “Extra Fines”, il boss Salvatore Rinzivillo sceglie l’abbreviato

 
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Gela. Dopo i quindici anni e dieci mesi di reclusione, decisi dal gup del tribunale di Roma, Salvatore Rinzivillo ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato, nel procedimento scaturito dal filone d’indagine “Extra Fines”. Il presunto capo dell’omonima famiglia mafiosa, fratello degli ergastolani Antonio e Crocifisso, si presenterà davanti al gup del tribunale di Caltanissetta a fine settembre. La decisione di accedere ad un rito alternativo è stata formalizzata dai suoi legali, gli avvocati Grazio Ferrara e Roberto Afeltra. Il cinquantottenne non è il solo ad aver deciso di evitare il dibattimento, fissato invece per il prossimo novembre. Verranno giudicati con il rito abbreviato anche Giandomenico D’Ambra, Gaetano Massimo Gallo, Giuseppe Flavio Gallo, Filippo Giannino, Marco Lazzari, Ivano Martorana, Rolando Parigi, Aldo Pione, Rosario Pione, Alessandro Romano ed Emanuele Romano.

Sono tutti stati coinvolti nella maxi inchiesta antimafia “Extra Fines-Druso”, che ha consentito ai pm della Dda di Roma e a quelli di Caltanissetta di venire a capo della nuova rete di affari intessuta dai Rinzivillo, che avrebbero contato su legami con almeno due carabinieri, oltre ad avere la sponda di imprenditori compiacenti. La decisione di accedere al rito alternativo, per gli altri imputati, è stata confermata dagli avvocati Francesco Enia, Cristina Alfieri, Giuseppe D’Acquì, Rocco Guarnaccia, Giovanni Lomonaco, Michele D’Agostino, Umberto Goffi, Angelo Pacchioni, Patrizio Mercadante, Domenico Mariani, Giuseppe Minà, Francesco Maggiolinie e Pierpaolo Dell’Anno.

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