Mafia-politica, Di Martino: “A Giugno tolsi il saluto, rifiutammo apparentamento con La Rosa”

 
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L'ex sindaco ha raccontato le vicende della campagna elettorale del 2012

Gela. “Giancarlo Giugno lo conoscevo fin da quando eravamo bambini. Giocavamo insieme. Il padre era nostro medico di famiglia. Personalmente, gli tolsi il saluto dopo il suo primo arresto a Genova”. L’ex sindaco di Niscemi Giovanni Di Martino è stato ascoltato come testimone nel dibattimento successivo al blitz “Polis”. Secondo i pm della Dda di Caltanissetta, l’elezione a sindaco di Francesco La Rosa sarebbe stata favorita dal presunto intervento dei boss, a partire dallo stesso Giugno. La Rosa, nel 2012 al ballottaggio, ebbe la meglio proprio su Di Martino, che era primo cittadino uscente. “Posso dire di non essere mai stato minacciato o intimidito durante quella campagna elettorale”. L’ex sindaco, allora esponente del Pd, però lanciò dal palco di uno degli ultimi comizi il sospetto che ci fosse qualcuno che prometteva assunzioni in cambio di voti. “Non so se prima di quelle amministrative – ha proseguito – ci fossero niscemesi che erano stati assunti dagli Attardi. Ho saputo chi fossero solo in quel periodo”. In base alle accuse, i gelesi Calogero Attardi (eletto in consiglio comunale e poi assessore della giunta La Rosa) e Giuseppe Attardi (padre del professionista) avrebbero garantito assunzioni in un’importante azienda con commesse anche all’estero. “Ho saputo che venivano organizzati viaggi di ritorno in città degli operai per farli votare alle amministrative del 2017”, ha proseguito. L’ex sindaco ha raccontato dell’auto bruciata dopo aver approvato una nuova disciplina sulla scelta delle aziende di servizio alle quali affidare lavori. “Per il ballottaggio del 2017 io non ero candidato – ha continuato – La Rosa propose l’apparentamento alla lista che sostenevo, Iniziativa Democratica, ma lo rifiutammo”. L’avvocato ha risposto alle domande del pm Luigi Leghissa ma anche a quelle dei difensori degli imputati. Alle amministrative del 2012, come hanno spiegato alcuni difensori, nelle liste che lo sostenevano era però schierato il cognato di Giancarlo Giugno, poi eletto. Il testimone ha anche raccontato della protesta organizzata da alcuni agricoltori locali che contestavano la chiusura di una strada rurale.

“Volevano un incontro e si fece – ha proseguito – però mi accorsi che tra loro c’era Giancarlo Giugno e pretesi che non partecipasse. Io stesso, da consigliere comunale agli inizi degli anni ’90, denunciai pubblicamente che per coprire il suo primo arresto a Genova in città il giorno successivo vennero acquistati tutti i quotidiani per farli sparire e non diffondere la notizia. Il sindaco di allora era il cognato di Giugno, Paolo Rizzo”. Nel corso del suo esame, invece, l’ex senatore Giuseppe Lumia (come abbiamo riportato nell’edizione di ieri), ha inoltre fatto riferimento ad alcune dichiarazioni che rese ai magistrati nel dicembre di due anni fa. “Mi venne detto che Giancarlo Giugno era sotto il palco al momento della proclamazione della vittoria di La Rosa”. A processo, sono Calogero Attardi, Giuseppe Attardi, Francesco La Rosa, Salvatore Mangione, Giuseppe Mangione, Francesco Alesci e Francesco Spatola. Nel corso della prossima udienza sarà sentito il boss Giancarlo Giugno, a sua volta a processo per i fatti dell’indagine “Polis”. Il Comune di Niscemi è parte civile con l’avvocato Massimo Caristia. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Maria Concetta Bevilacqua, Gino Ioppolo, Giuseppe D’Alessandro, Rocco Di Dio e Claudio Bellanti.

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