Morì travolto da un tubo in fabbrica, chiuse le indagini sul caso Romano

 
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Gela. Indagini chiuse e, adesso, si aprirà l’udienza preliminare nel caso relativo alla morte dell’operaio trentenne Francesco Romano, dipendente dell’azienda Cosmi Sud travolto nel novembre di due anni fa da un tubo

depositato nell’area della radice pontile della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore. Gli avvisi di conclusione indagine, negli ultimi giorni, sono stati notificati ai difensori degli indagati, ovvero alcuni responsabili di raffineria e quelli delle società Cosmi Sud e Sertec. Non è da escludere, però, che l’elenco degli indagati si possa ampliare.
Nuove presunte responsabilità, infatti, sarebbero emerse dalla perizia depositata, durante la fase dell’incidente probatorio, dall’esperto nominato dal giudice delle indagini preliminari.
Il dottor Andrea Rotella ha evidenziato diverse carenze nell’area del tragico incidente. Stando alle sue conclusioni, la zona sarebbe stata utilizzata alla stregua di un vero e proprio cantiere, tanto da consentire operazioni di saldatura di diversi componenti. L’attenzione del perito, così, si è spostata sulle operazioni di stoccaggio dei tubi in quel punto e sulla precarietà delle eventuali protezioni utilizzate per impedire che si sganciassero.
I familiari dell’operaio morto hanno scelto di costituirsi parte civile nel procedimento, assistiti dagli avvocati Emanuele Maganuco, Salvo Macrì e Filippo Spina. Adesso, si attende solo la fissazione dell’udienza preliminare, a conclusione di un incidente probatorio protrattosi per quasi due anni. 

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