Omicidio Sequino, i tre imputati assolti: depositate le motivazioni della Corte d’assise

 
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Sequino fu ucciso in pieno centro storico

Gela. La Corte d’assise di Caltanissetta, lo scorso luglio, dispose l’assoluzione per Nicola Liardo, per il figlio Giuseppe Liardo e nei confronti di Salvatore Raniolo. Erano a processo con l’accusa di aver organizzato ed eseguito l’omicidio del tassista Domenico Sequino, ucciso otto anni fa in pieno centro storico, a pochi passi dalla chiesa Madre. Negli scorsi giorni, sono state depositate le motivazioni. Sequino venne raggiunto da più colpi di pistola, alle spalle. Per lui, non ci fu nulla da fare. I giudici della Corte d’assise, nelle motivazioni, ricostruiscono le ragioni alla base della decisione di assolvere i tre imputati, per i quali invece i pm della Dda chiedevano l’ergastolo. Nelle circa novanta pagine depositate, si fa richiamo all’esito delle perizie su alcune intercettazioni effettuate in carcere. La Corte decise di autorizzare ulteriori accertamenti tecnici, con periti chiamati ad analizzare il contenuto delle captazioni, anche su richiesta delle difese (che si sono avvalse del perito fonico forense Gabriele Pitzianti). Nel corso dell’attività istruttoria, a conclusione dei nuovi accertamenti tecnici sulle intercettazioni, è stato escluso che ci fossero richiami all’omicidio del tassista. Furono monitorati i colloqui che Nicola Liardo, in carcere, ebbe con i familiari. Tutti gli imputati hanno sempre escluso di aver avuto qualsiasi ruolo nell’azione di morte. Secondo gli inquirenti, invece, sarebbe stato Nicola Liardo, dal carcere, a definire i particolari dell’azione, con il sostegno poi del figlio e di Raniolo. L’accusa ha più volte fatto richiamo ad una somma di denaro che Liardo pretendeva da Sequino, dopo avergliela affidata per un presunto investimento non concretizzatosi.

Elementi riportati già negli atti dell’inchiesta “Tagli pregiati”. I difensori, gli avvocati Giacomo Ventura, Davide Limoncello, Flavio Sinatra e Antonio Gagliano, proprio rifacendosi ai riscontri tecnici e alla mancanza di riferimenti diretti per collegare gli imputati all’omicidio, hanno respinto le pesanti contestazioni, chiedendo l’assoluzione. Gli stessi imputati hanno voluto ribadire di non aver avuto ragioni d’astio nei riguardi della vittima. La famiglia Sequino, assistita dall’avvocato Salvo Macrì, ha seguito il procedimento in ogni sua fase, costituendosi parte civile nel giudizio. Il legale aveva concluso per la condanna degli imputati, così come indicato anche dai pm. I Liardo e Raniolo, negli scorsi mesi, hanno lasciato il carcere. Con il deposito delle motivazioni scattano i termini per eventuali impugnazioni.

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