Pagati ma mai realizzati, che fine hanno fatto i depuratori degli alloggi Peep?

 
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Gela. Che fine hanno fatto i depuratori? E, soprattutto, che  fine hanno fatto i soldi versati dai futuri residenti per la loro costruzione? Domande che, nelle ultime settimane, sono state formulate in consiglio comunale dopo l’ennesima esplosione del caso del depuratore biologico del quartiere Macchitella.

Perché la quasi totalità delle nuove aree residenziali sorte in città negli ultimi anni con i programmi d’edilizia economica e popolare è stata allacciata al biologico che, evidentemente, era sorto per assicurare i bisogni di un solo quartiere? Quindi, depuratori e tanto denaro pagato. Di certo, almeno stando ai provvedimenti pubblici varati oramai undici anni fa dallo stesso consiglio comunale che oggi si interroga, non sarebbe dovuta andare così.
Nel luglio del 2003, l’allora civico consesso presieduto dall’attuale deputato regionale Pino Federico disse sì ai piani edilizi Peep 1, 2 e 3 a condizione che gli amministratori delle cooperative interessate non solo realizzassero per intero le abitazioni ma provvedessero alle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, compresi “grandi impianti di depurazione interrati con recupero delle acque trattate per la fertirrigazione del verde dei singoli quartieri”. Insomma, la costruzione degli impianti di depurazione per i singoli complessi abitativi era prevista nell’atto votato dai consiglieri.
Allora, cosa è accaduto? Degli impianti interrati, almeno per il momento, neanche l’ombra: la soluzione più semplice, dopo aver ottenuto tutte le autorizzazioni del caso, è stata l’allaccio all’impianto di Macchitella. Come se non bastasse, la paventata realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria assicurò uno scomputo ai costruttori non solo sul fronte dei relativi oneri da pagare ma anche su quello della fideiussione da versare. Peccato che i patti sembrano tutt’altro che rispettati.
Di chi è la responsabilità? Se lo sono chiesti negli ultimi giorni in consiglio comunale, su quegli stessi scranni che, undici anni fa, hanno consentito il via libera alla nascita di complessi edilizi come quelli dell’area di via Butera e delle zone di Marchitello e Montelungo, senza ricevere la contropartita amministrativa fissata negli atti ufficiali.
“I presidenti delle associazioni di comprensorio delle aree Peep 1, 2, e 3 – si legge nel processo verbale di quella seduta del luglio 2003 e nella relativa deliberazione – hanno rappresentato l’opportunità e la necessità che l’inizio dei lavori di costruzione degli alloggi avvenga contemporaneamente all’inizio dei lavori per la realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria delle aree e degli allacci alle stesse, senza tuttavia dover rilasciare fideiussione, il cui costo si andrebbe ad aggiungere a quello sopportato dagli assegnatari degli alloggi per la programmata realizzazione, a loro esclusive spese, di tutte le opere di urbanizzazione progettate che eccedono quelle che ordinariamente dovrebbe curare il Comune”.
Gli assegnatari hanno comunque pagato per avere a disposizione depuratori diversi da quello di Macchitella: il risultato è sotto l’occhio di tutti. Intanto, si continua a chiedere l’identità del responsabile di questo strano cortocircuito amministrativo. Di quel civico consesso che si trovò davanti al caso dei piani costruttivi Peep facevano parte sette consiglieri attualmente in carica oltre ad un ex assessore della prima giunta retta dal sindaco Angelo Fasulo.

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