Per più di vent’anni a contatto con fumi pericolosi, la denuncia di un operaio dell’indotto: quattro a giudizio

 
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Gela. I fumi inalati per oltre vent’anni gli avrebbero causato una broncopatia cronica. I fumi inalati per oltre vent’anni. A rispondere dei danni denunciati da un operaio, adesso, saranno in quattro. Si tratta del proprietario e di tre tecnici di un’azienda dell’indotto Eni. Sono accusati di lesioni colpose. Tutto ebbe inizio dopo la denuncia sporta proprio dal lavoratore. L’uomo, assistito dall’avvocato Giacomo Di Fede, presentò un dettagliato esposto. In base alla sua ricostruzione, avrebbe inalato fumi di saldatura per circa ventitré anni senza mai poter contare su misure di precauzione. L’operaio, proprio per conto dell’azienda al centro dell’indagine, prestò servizio in diversi cantieri sparsi per la fabbrica Eni di contrada Piana del Signore. Così, nelle segnalazioni arrivate su tavoli della procura si faceva riferimento a lavori svolti alla centrale termoelettrica della raffineria, nell’impianto coking e in quello clorosoda. Alla fine, i medici gli diagnosticarono una “broncopatia cronica”, con tanto d’invalidità. I magistrati della procura hanno chiuso le indagini. I quattro indagati andranno a giudizio il prossimo gennaio. Sia il proprietario dell’azienda per la quale ha lavorato l’operaio sia i tre tecnici, addetti alla prevenzione dei rischi e alla sicurezza nei cantieri, non avrebbero adottato tutte le necessarie misure tese ad evitare che il lavoratore inalasse i pericolosi fumi. In fase d’indagine, difesi dagli avvocati Davide Limoncello, Flavio Sinatra, Vinenzo Cilia e Saverio La Grua, hanno sempre negato le accuse. Adesso, dovranno presentarsi davanti ad un giudice. 

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