Presunte truffe e condizioni estreme per i migranti ospiti, chiuse indagini su “Villa Daniela”

 
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Le indagini partirono dopo una protesta a Manfria

Gela. Dietro alla gestione dell’ex “Villa Daniela”, struttura trasformata in centro per richiedenti protezione internazionale, ci sarebbero state frodi e irregolarità anche nelle forniture di viveri e vestiario, destinate ai migranti trasferiti a Manfria. Una catena di presunti illeciti, che lo scorso anno consentì ai pm della procura e ai poliziotti del commissariato di chiudere il cerchio, con l’inchiesta “Balla coi lupi”. Al centro degli approfondimenti, le cooperative gestite dall’imprenditore sessantatreenne Pietro Biondi, in passato titolare di importanti appalti pubblici, anche per conto del Comune di Gela. La gestione del centro per migranti, tra i più grandi dell’intero territorio, la ottenne, in Ati con altre cooperative, direttamente dalla prefettura di Caltanissetta. I pm gelesi hanno chiuso le indagini e potrebbero decidere di inoltrare richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dell’imprenditore, di suoi stretti collaboratori e di funzionari pubblici. Le verifiche partirono dopo una plateale protesta dei migranti ospiti, che si lamentavano delle condizioni al limite. Da quanto emerso, sarebbero stati ricostruiti anche presunti episodi di caporalato. Lo scorso anno, sia Biondi che la quarantatreenne Gemma Iapichello vennero arrestati. La collaboratrice dell’imprenditore è ritenuta punto di riferimento per la gestione delle strutture locali. Il centro di Manfria, negli scorsi mesi dato alle fiamme, sarebbe stato gestito in “maniera vergognosa”. Così disse uno degli operatori sentito durante le indagini. Nelle carte dell’inchiesta, vennero riportati particolari sulla gestione ordinaria del centro. Per trasportare i pasti sarebbe stato usato lo stesso mezzo con il quale venivano accompagnati gli ospiti, violando le norme in materia.

Per gli inquirenti, la gestione di Villa Daniela e di altre strutture era finalizzata a lucrare e a favorire guadagni personali, anche per l’acquisto di automobili. I lavoratori hanno raccontato di diverse anomalie nella fatturazione per l’acquisto di derrate alimentari, con quantitativi inferiori a quanto indicato nelle bolle. Un’indagine parallela è stata condotta dai pm della procura di Catania. I coinvolti, compreso Biondi, sono davanti ai giudici etnei.

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