Protesta contro le trivellazioni, attivisti Greenpeace su Prezioso: ammessa l’oblazione

 
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L'azione di Greenpeace su Prezioso

Gela. Sono stati ammessi all’oblazione. Quattro anni fa, misero a segno un’azione di protesta contro nuove trivellazioni a largo della costa locale. Sette attivisti di Greenpeace riuscirono a raggiungere la piattaforma “Prezioso” di Enimed, arrivando ai sistemi per l’attività di prospezione e collocando striscioni contro lo sfruttamento del mare e le nuove trivelle. Sono finiti a processo. Attraverso i legali che li assistono, gli avvocati Carolina Macrì e Alessandro Gariglio, avevano preannunciato la richiesta di oblazione, per evitare il dibattimento. Il giudice l’ha ammessa. Enimed, proprietaria della piattaforma, intendeva costituirsi parte civile nel procedimento e si è opposta, ritenendo che quell’azione abbia messo in pericolo non solo l’efficienza dei sistemi ma anche gli operatori impegnati nelle attività in piattaforma.

La costituzione del legale della multinazionale però non è stata ammessa dal giudice. Come spiegato dai legali degli attivisti, quell’azione dimostrativa non arrecò pericolo a persone oppure a sistemi produttivi. In base alle iniziali accuse, gli imputati non avrebbero rispettato l’ordine di lasciare la piattaforma impartito dai militari della capitaneria di porto, intervenuti dopo la segnalazione. L’azione sarebbe durata per alcune ore e i sette furono successivamente identificati. Nei prossimi mesi verrà verificato l’adempimento dell’oblazione economica.

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