Blocco della Sicilia, presi d’assalto distributori di benzina e supermercati

 
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Gela. Il panico sta prendendo il sopravvento. Supermercati e distributori di carburanti sono stati letteralmente assaliti dai cittadini. Il timore che la protesta del movimento Forconi possa protrarsi da lunedì a venerdì ha fatto scattare una sorta di fobia collettiva.

Tutti a caccia delle scorte alimentari. Supermercati, macellai, panifici presi dall’assalto da intere famiglie. Qualcuno ha anche esagerato con le scorte d’acqua. Anche le pompe di benzina sono state invase dalle automobili. Probabile che anche oggi i distributori aperti siano affollati. La serrata avrà una massiccia adesione. Almeno lunedì. Aderiranno tutti, stando agli annunci. Davanti a negozi e attività commerciali in genere sono stati affissi manifesti a lutto. “Gela si ferma! Addolorati dalla crisi politica al lutto si associano commercianti, artigiani, agricoltori, braccianti agricoli, autotrasportatori e quanti hanno a cuore le sorti della città”.

Molti insegnanti, lavoratori pendolari che arrivano dalle altre città hanno già rinunciato e deciso di restare nelle proprie abitazioni.

Il corteo muoverà dall’ospedale e raggiungerà lo stabilimento petrolchimico. Il fronte però come noto si è spaccato. Casartigiani, Confcommercio e Confartigianato ha lasciato liberi i loro iscritti di aderire in maniera pacifica. Criticato il metodo e avanzato il sospetto che possa esserci anche una strumentalizzazione politica (allo stato però non sembra).

“I politici si dedicano con passione alle vertenze industriali, ma ignorano la crisi di artigiani e commercianti – dice Antonio Ruvio – Quando ciascuno dei 20 mila artigiani licenzia un dipendente, sono 20 mila lavoratori in strada. I politici dovrebbero impegnarsi a sostenere la microimpresa, che alimenta l’economia, l’occupazione e il reddito delle famiglie. Si assiste invece allo sperpero di fondi per fiere e sagre, per futili campagne promozionali, per inutili missioni all’estero. Azioni che alimentano solo consensi personali. Poi mancano i soldi per sostenere i consorzi fidi, per garantire gli investimenti delle imprese”.

 

 

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