“Revocare confisca dei beni a Consiglio”, difesa ambulante ai giudici: “Patrimoni leciti”

 
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Gela. La procura generale ha chiesto la conferma della confisca dei beni e della sorveglianza speciale, imposte all’ambulante cinquantaduenne Rosario Consiglio. Gli investigatori lo ritengono vicino al boss Peppe Alferi, attualmente detenuto sotto regime di 41 bis. In base agli accertamenti compiuti, ci sarebbe una sproporzione tra i beni a disposizione dell’ambulante e la sua attività. Per queste ragioni, non si esclude che abbia avuto la disponibilità di capitali illeciti. In primo grado, la ricostruzione di accusa ha indotto i giudici del tribunale delle misure di prevenzione di Caltanissetta a disporre confisca e misura di sicurezza. Sotto chiave sono finiti immobili e conti correnti, riferibili all’ambulante. Un verdetto che i legali di difesa, gli avvocati Salvo Macrì e Giacomo Ventura, hanno impugnato in appello. E’ stata presentata una documentazione contabile, che attesterebbe la provenienza lecita dei redditi di Consiglio. Nel corso della loro discussione finale, i legali hanno richiamato una sentenza della Corte Costituzionale che fa riferimento agli introiti non dichiarati al fisco, che comunque vanno considerati nella ricostruzione del patrimonio complessivo. La difesa ha puntato sul fatto che gran parte di quanto nella disponibilità del cinquantaduenne sarebbe arrivata dalla sua attività di ambulante, seppur non dichiarata all’erario.

Hanno chiesto una nuova perizia tecnica, che prenda in considerazione i principi dettati dai giudici costituzionali e, comunque, la revoca di tutti i provvedimenti a carico dell’ambulante (lo scorso luglio condannato in primo grado per i fatti dell’inchiesta “Inferis”). I magistrati nisseni scioglieranno la riserva nei prossimi giorni.

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