Sequestro Luca, chiuso procedimento: giudici decideranno su ingente patrimonio

 
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Gela. Il procedimento davanti ai giudici delle misure di prevenzione di Caltanissetta si è instaurato ormai due anni fa, a seguito della richiesta di confisca avanzata su un complesso di beni riconducibili al gruppo imprenditoriale Luca, per un valore di circa sessanta milioni di euro. Furono due i provvedimenti che si susseguirono rispetto alla sfera patrimoniale degli imprenditori, coinvolti nell’inchiesta “Camaleonte” e attualmente a processo per quei fatti davanti al collegio penale del tribunale di Gela. Gli stessi imprenditori hanno sempre respinto le pesanti contestazioni, ribadendo di essere stati nel tempo vittime delle richieste mafiose e mai contigui ai clan. La richiesta di confisca è stata però avanzata perché secondo gli inquirenti i beni degli imprenditori, impegnati in settori come la vendita di automobili e l’immobiliare, rientrerebbero anche in presunti rapporti con la criminalità. Nel corso del procedimento, i giudici nisseni hanno autorizzato la nomina di periti per valutare l’entità effettiva del patrimonio e ricostruirne la liceità. Le difese hanno optato per consulenti di parte. In settimana, si è conclusa la discussione finale delle parti.

Se la richiesta di confisca rimane confermata dall’accusa, i legali degli imprenditori, sulla scorta di una mole di documenti, ribadiscono invece l’assoluta regolarità del patrimonio riconducibile al gruppo. Il patrimonio, come più volte ribadito dai difensori, è da riferire esclusivamente all’attività economica del gruppo imprenditoriale. Spetterà ai giudici sciogliere la riserva e potrebbe volerci un termine non inferiore a novanta giorni, vista la complessità del procedimento. Le difese sono sostenute dagli avvocati Antonio Gagliano, Carmelo Peluso, Luigi Latino, Filippo Spina, Carlo Taormina, Alessandro Diddi e Fabio Fargetta.

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