Si taglia in fabbrica ma si perfora in mare: ok ai sei nuovi pozzi chiesti da Eni

 
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Gela. Operai del diretto e dell’indotto di raffineria, anche domenica, impegnati nella protesta davanti a tutti i cancelli d’ingresso dello stabilimento di contrada Piana del Signore.

Si sono schierati contro i paventati piani di riorganizzazione e taglio degli investimenti annunciati per il sito locale dai nuovi vertici della multinazionale. Ma, se dal lato industriale si taglia, da quello del mare, invece, Eni ha scelto di rilanciare e perforare alla ricerca di gas e non solo. E’ appena arrivato, infatti, il sì alla compatibilità ambientale di quello che è stato ribattezzato offshore ibleo.
Attenzione, però, a non farsi ingannare dalla denominazione scelta: si tratta di un vasto programma di perforazione e coltivazione in mare ricadente lungo la costa che collega Gela a Licata. Mentre in fabbrica si protesta davanti ai possibili tagli, i vertici Eni non mancano di pensare al mare e agli introiti che potrebbero arrivare da questa vasta campagna di ricerca. Un modo come un altro per riscrivere i business plan.
Ma cos’è, di preciso, il progetto offshore ibleo?
Presto detto, i funzionari del ministero dell’ambiente e di quello dei beni culturali hanno apposto le loro firme a conclusione di un iter partito proprio su richiesta dei manager del cane a sei zampe.
Il cronoprogramma prevede “lo sviluppo della coltivazione di due campi di gas denominati Argo e Cassiopea, a circa ventuno chilometri dalla costa attraverso il recupero, il completamento e la messa in produzione di due pozzi esistenti denominati Argo 2 e Cassiopea 1dir; la perforazione e la messa in produzione di nuovi quattro pozzi denominati Cassiopea 2dir, Cassiopea 3, Cassiopea 4 e Cassiopea 5; la perforazione di due nuovi pozzi esplorativi denominati Centauro 1 e Gemini 1; l’installazione della piattaforma Prezioso K, vicina all’esistente piattaforma Prezioso, e la realizzazione del ponte di collegamento fra le stesse, ricadente nella concessione di coltivazione C.C3.AG, a circa undici chilometri dalla costa, nel tratto compreso tra i comuni di Licata e Gela”.
Ma non è certo finita quì. Nel progetto approvato dai funzionari ministeriali si fa ancora riferimento “alla realizzazione del processo di trattamento del gas; l’installazione delle strutture in alto fondale posa delle condotte sottomarine di collegamento tra i pozzi e la piattaforma Prezioso K e tra la piattaforma e il Pipe line end Manifold posizionato a circa sette chilometri dalla costa e alla profondità di circa venti metri; l’installazione del riser; la realizzazione dei sistemi d’emergenza; la realizzazione delle opere a terra del progetto nel comune di Gela in un’area di circa 2.500 metri quadrati, individuata all’interno della già esistente area relativa al progetto Green Stream (realizzazione di un misuratore fiscale del gas e l’installazione temporanea delle apparecchiature necessarie a garantire le operazione di pigging della sealine di trasporto)”.
Insomma, l’obiettivo è perforare almeno sei nuovi pozzi oltre alla realizzazione della piattaforma Prezioso K. Il business del gas difficilmente può attendere mentre i lavoratori di raffineria e quelli dell’indotto si chiedono, proprio in queste ore, cosa ne sarà del loro futuro. Di certo, già nei prossimi giorni la protesta potrebbe assumere dimensioni ed intensità ancor più elevate.
Dopo l’appello rivolto alla “politica assente”, partito proprio dai blocchi organizzati dai lavoratori, il sindaco Angelo Fasulo e l’assessore Giuseppe Ventura hanno approfittato della domenica per cercare un confronto diretto tra i piazzali della fabbrica. Eni programma le perforazioni, la politica tenta di darsi credibilità, i lavoratori pensano a come scongiurare la fine del loro personale “sogno” industriale.

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