Sostegno ai detenuti e ai senza dimora, il grande amore dei volontari del Crivop

 
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Gela. Diciannove carceri visitati in due anni, 400 detenuti contattati in tutta Italia, tra uomini, donne e minori. Sono i numeri dell’associazione di volontariato penitenziario Crivop (cristiani italiani volontari penitenziari), nata a Messina ma che si sta ramificando in tutta la penisola.

Portano conforto, assistenza psicologia, materiale e spirituale nelle carceri ai detenuti. Nella casa circondariale di contrada Balate ogni mese i volontari, guidati da Michele Recupero, svolgono attività di cineforum. Domenica, presso la chiesa evangelica di via Lautrec Toulouse del pastore Lello Retucci, i volontari hanno raccontato la loro esperienza. “Abbiamo iniziato – dice Recupero – solo offrendo pasti caldi ai senza dimora di Messina. Oggi aiutiamo tossicodipendenti, alcolisti e carcerati nel loro percorso di reintegrazione nella società, seguendo i valori cristiani del Vangelo”.

Recupero ha creato nel 2006 l’associazione. “Sentivo in cuore di volere aiutare i senza dimora – racconta – inizialmente ero solo. Portavo loro un pasto caldo. La loro casa era il marciapiede. Poi feci un corso di volontariato per aiutare i tossicodipendenti che uscivano dal carcere a reinserirsi”.

La svolta.

Nell’aprile del 2007 Michele Recupero, forte della fede in Dio, varca la prima volta il cancello di un carcere. “Mi dissero stai per entrare nell’anticamera dell’inferno. Non si sbagliavano. Da quel momento capii che dovevo continuare. Iniziai a parlare con loro, ad ascoltarli. E nel dicembre del 2008 nacque l’associazione”.

Cineforum, inserimento in comunità terapeutiche, sostegno agli internati nel carcere psichiatrico, assistenza alle famiglie esterno al carcere, progetti negli istituti minorile, banco alimentare alle famiglie dei detenuti, progetto Arcobaleno. Sono queste le attività dell’associazione. Ci sono donne come Carmelina che oltre a incontrare i detenuti in carcere risponde e scrive centinaia di lettere. Ed alcuni di questi detenuti poi diventano testimoni del cambiamento, sia all’interno che una volta usciti dal carcere.

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