Spari e feriti, Vincenzo Trubia va ai domiciliari: il figlio al riesame per tentato omicidio

 
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Gela. Lascia il carcere il quarantacinquenne Vincenzo Trubia, arrestato nelle scorse settimane insieme ai figli Giuseppe Trubia e Rosario Trubia. Il pastore è accusato di aver avuto a disposizione una pistola calibro 45, ritrovata dai carabinieri in un ovile di contrada Fiaccavento. Il gip gli ha concesso gli arresti domiciliari. E’ difeso dall’avvocato Filippo Incarbone. L’inchiesta avviata dai pm della procura e dai carabinieri del reparto territoriale è molto più complessa. Non si esclude che l’arma sia stata usata per sparare contro i fratelli Antonino Raitano e Ruben Raitano, rimasti feriti, dopo essere stati raggiunti da diversi colpi. Pare che non abbiano riconosciuto chi ha agito. La difesa del quarantacinquenne ha rinunciato al ricorso al tribunale del riesame. Rimangono in carcere, invece, i due figli. Giuseppe Trubia, come il padre, deve rispondere del possesso dell’arma. Rosario Trubia, invece, è ritenuto autore materiale degli spari contro i Raitano ed è accusato di tentato omicidio. Difeso dall’avvocato Nicoletta Cauchi, si rivolgerà ai giudici del riesame, anche se la sua posizione appare la più complessa.

Gli investigatori hanno subito avviato indagini dopo il ferimento dei fratelli Raitano. Nell’ovile dei Trubia, è stata sequestrata la pistola e durante i controlli i carabinieri si sono accorti di una profonda ferita al piede riportata da Vincenzo Trubia, che però non si era recato in ospedale. Per gli investigatori, ci sarebbe un legame diretto tra il ferimento di Trubia e quello dei Raitano. Forse, una contesa finita con gli spari, ma le indagini sono ancora in corso.

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