Spese legali “pesanti” al Comune, si cambia: dipendenti assolti e rimborsati

 
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Gela. Il dipendente comunale finisce sotto processo o viene chiamato a rispondere in sede civile per l’attività svolta? Potrà ottenere il rimborso delle spese processuali solo qualora il giudice decida di assolverlo pienamente o accerti l’assenza di qualsiasi responsabilità civile. Quindi, un freno ai costi sostenuti dalla casse comunali per coprire le spese di giudizi legate ai dipendenti.

La decisione è stata assunta dalla giunta comunale su proposta del dirigente del settore affari legali Maurizio Lanza. Di recente, in più occasioni, dipendenti comunali coinvolti in procedimenti penali o civili hanno chiesto il rimborso delle spese nonostante l’esito negativo pronunciato dai giudici.
Adesso, si cambia. Non a caso, la giunta comunale ha avallato un vero e proprio regolamento che disegna l’intera disciplina. “In materia penale – si legge nella bozza del testo – per conclusione favorevole del procedimento deve intendersi la fattispecie in cui l’amministratore o il dipendente sia stato prosciolto da ogni addebito ai sensi dell’articolo 530 del codice di procedura penale. In materia civile, la fattispecie in cui l’amministratore o il dipendente venga ritenuto esente da qualsivoglia responsabilità sia contrattuale che extracontrattuale”.
I rimborsi delle spese legali non spetteranno quando l’eventuale vertenza si concluda con una transazione o, ancora, “in caso di sentenza che dispone la compensazione delle spese, allorché il dipendente, chiamato in causa dall’ente, abbia avanzato richiesta di condanna dello stesso ente alla refusione delle spese di lite”.
Se il dipendente sbaglia, almeno stando al nuovo regolamento, sarà lui stesso a pagare anche davanti a proscioglimenti per prescrizione, amnistia o indulto.

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