Sversamenti in aree protette, operatori Eni sentiti da giudici tribunale

 
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Gela. Nuova udienza del processo a carico dell’amministratore delegato di raffineria Bernardo Casa e dei responsabili del parco generale serbatoi Salvatore Lo Sardo e Gaetano Lauria.

Davanti al giudice Fabrizio Molinari, infatti, hanno deposto tre operatori in servizio tra gli impianti dell’isola 24 della fabbrica. L’accusa contestata agli imputati è inquinamento ambientale. Stando ai magistrati della procura, infatti, i funzionari sotto processo non avrebbero impedito lo sversamento d’idrocarburi intorno ad un’area di circa novecento metri quadrati, al confine con zone a protezione speciale come la riserva Biviere e la piana circostante. Gli operatori chiamati a deporre davanti al giudice Molinari hanno illustrato il funzionamento della vasca che raccoglie i drenaggi di tutti gli impianti presenti sull’isola 24.
Un sistema che, come ribadito dal pubblico ministero Antonio D’Antonia, non avrebbe mai assicurato la piena efficienza. I testi, nel novembre di tre anni fa, operarono proprio durante i turni di servizio che sarebbero stati teatro degli sversamenti. Più volte, il pubblico ministero ha contestato la coerenza delle dichiarazioni rese.
Ci sarebbero state, infatti, parecchie differenze fra le deposizioni rilasciate in aula dagli operatori e quelle andate in scena, all’epoca dei fatti, davanti ai militari della capitaneria di porto. L’avvocato Gualtiero Cataldo, tra i difensori degli imputati, ha chiesto maggiori precisazioni proprio ai tre testi.
Al centro del contendere, comunque, è rimasta l’efficienza della vasca dalla quale si sarebbero generati gli sversamenti. Le tesi dell’accusa, inoltre, sono state sposate dall’avvocato Giovanna Zappulla, legale dell’ente comunale, e dal rappresentante della provincia: entrambi costituitisi parte civile.
Il prossimo 19 aprile, verranno sentiti tre responsabili di raffineria.

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