Un anno fa i blocchi di protesta dell’indotto Eni, “stiamo peggio di prima!”

 
0

Gela. E’ trascorso oltre un anno dall’inizio delle prime proteste e dei sit in lungo le vie d’accesso alla fabbrica Eni di contrada Piana del Signore.

Ancora molta incertezza nell’indotto. Iniziarono i lavoratori dell’indotto e, successivamente, si aggiunsero gli operatori di raffineria e Enimed.  Lo stato dell’arte, però, a detta di diversi operai dell’indotto, è tutt’altro che cambiato. “Come sta andando? Peggio di un anno fa – spiegano alcuni dipendenti di un’azienda metalmeccanica dell’indotto attualmente in cassa integrazione – devono partire i cantieri, almeno così ci è stato riferito; ci hanno spiegato che tra pochi giorni dovrebbe arrivare il decreto per la dichiarazione dell’area di crisi complessa. L’unica cosa certa è che non lavoriamo da mesi. Forse, la vera speranza è andarsene via”. Negli scorsi giorni, il presidente della regione Rosario Crocetta e il sindaco Angelo Fasulo hanno avuto rassicurazioni dal ministro dello sviluppo economico Federica Guidi circa la dichiarazione dell’area di crisi complessa come previsto nel protocollo d’intesa firmato a Roma a novembre. Un riconoscimento che darebbe il via alla copertura finanziaria di tranche straordinarie di ammortizzatori sociali soprattutto per gli operai dell’indotto fuori dal ciclo produttivo e, allo stesso tempo, incentivi per le aziende che decidessero d’investire in città, anche nelle aree dismesse di raffineria. “Ormai – continuano i lavoratori – tutti ci dicono di aspettare. I cantieri, l’area di crisi, le assunzioni. E’ passato un anno e non abbiamo concluso niente. Dobbiamo vivere di cassa integrazione?”. Sono oltre 400, invece, i dipendenti del diretto che hanno già raggiunto altri siti produttivi, in Italia e nel mondo: solo una minima una parte è transitata in Enimed.

Si mira alle gare d’appalto. Tra i cantieri che dovrebbero essere pronti a partire, c’è anche quello per la demolizione dei vecchi moduli del sistema di dissalazione all’interno della raffineria. La scarsità di nuove commesse ha spinto molte aziende, anche tra le più blasonate, a tentare la carta. I nuovi investimenti programmati da Eni in città, oltre al progetto di green refinery in fase d’ingegnerizzazione, si concentrano principalmente sulle attività di ricerca e estrazione in mare. Il punto nevralgico si chiama Prezioso K, la nuova piattaforma che dovrebbe fare da perno dell’intera attività. Su questo fronte, azienda e sindacati attendono l’esito dei ricorsi giudiziari presentati contro i provvedimenti che darebbero il via libera alle attività in mare. Qualora si sbloccasse l’intero iter, non è da escludere che i lavori possano essere assegnati per blocchi, di modo da coinvolgere più aziende soprattutto locali.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here