Dissalatore, Regione paga per un sistema fermo: La Vardera, “denuncerò alla Corte dei Conti”

 
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Gela. Una transazione formalizzata nel 2015, per un totale di 105 milioni di euro, e che prevede il pagamento da parte della Regione di dieci milioni all’anno per “debiti pregressi relativi alla gestione degli impianti e alla fornitura delle utilities del dissalatore di Gela”. La conclusero proprio gli uffici palermitani ed Eni, nel cui sito locale venne avviato il sistema di dissalazione. Lo abbiamo già riportato in passato https://www.quotidianodigela.it/regione-sblocca-altri-10-milioni-di-euro-per-il-debito-sul-dissalatore-gia-pagati-63-milioni/

Gli uffici regionali hanno coperto in buona parte le somme dovute inizialmente ad Eni e dal 2020 alla Sace fct spa, alla quale la multinazionale ha ceduto i propri crediti. La vicenda è tornata nuovamente in auge vista la volontà del governo Schifani di rispondere alla grave siccità riattivando i moduli della dissalazione dell’acqua marina, compreso quello locale, fermo definitivamente da anni. Questa mattina, il parlamentare Ars di Sud chiama nord Ismaele La Vardera ha effettuato un sopralluogo in raffineria, dopo un incontro con il candidato a sindaco Terenziano Di Stefano. Il gruppo locale di Cateno De Luca sostiene la corsa dell’ex assessore.

“Un dissalatore che oggi poteva essere impiegato a fronte della crisi idrica senza precedenti. Chiederò accesso agli atti e depositerò formale denuncia alla Corte dei Conti – spiega La Vardera sulla propria pagina facebook – chi ha sbagliato deve pagare e restituire”. Intorno al dissalatore non mancano i contenziosi giudiziari. I riferimenti della società Di Vincenzo srl, che in un raggruppamento temporaneo di imprese realizzò e gestì il sistema del quinto modulo bis, si sono rivolti ai giudici amministrativi. Chiedono che proprio la Regione riveda i bilanci consuntivi del 2011 e del 2012 (almeno fino ad aprile). L’assessorato all’energia, stando alle richieste della Di Vincenzo, per quel periodo avrebbe riportato uno stanziamento inferiore rispetto agli oneri di gestione sostenuti dal gruppo. Gli uffici regionali indicarono circa 576 mila euro mentre per la società l’importo effettivo è di oltre un milione ottocentomila euro. I magistrati del Tar hanno disposto che la competenza a decidere tocca al giudice ordinario.

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