Medico, parrucchieri e professionisti: cocaina piazzata dai “carusi d’oro”

 
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Gela. Cocaina e furti, il gruppo sgominato dagli investigatori con l’operazione “Golden boys” riusciva a tenere sotto scacco le vittime dei raid nelle abitazioni e a piazzare polvere bianca a clienti, spesso insospettabili.

“Ciao parrì dove sei?”, così il ventunenne Alessandro Di Gennaro rispondeva, tramite sms, ad un medico in servizio presso la clinica Santa Barbara di Macchitella che lo aveva contattato per acquistare cocaina. “Aspettami davanti la mia porta, arrivo”, gli rispondeva il professionista. La cocaina, infatti, sarebbe stata acquistata anche durante il servizio. Si tratta solo di uno dei continui appuntamenti, fissati sempre tramite sms, fra Di Gennaro, ritenuto dagli inquirenti tra i principali spacciatori del gruppo, e il facoltoso cliente.
In alcuni casi, addirittura, Di Gennaro avrebbe consegnato la cocaina al medico direttamente nei pressi dell’abitazione dei genitori dell’uomo. Bastava un sms per avvertire il presunto spacciatore e in pochi minuti la consegna veniva effettuata. Non c’era solo il medico tra i clienti più assidui.
Sia Alessandro Di Gennaro che Luigi Morinello avrebbero piazzato la cocaina anche a due noti parrucchieri della città, al titolare di un supermercato, ad impiegati di aziende private e ai gestori di una pizzeria di via Venezia. Nella lista dei clienti, non manca neanche un imprenditore edile.
“Quanti caffè vi porto?” si legge ancora nel testo di uno degli sms inviati da Di Gennaro ad un altro acquirente. “I caffè sono due”, rispondeva l’interessato. In base alle risultanze delle indagini, i caffè o le birre erano solo termini utilizzati durante conversazioni telefoniche o via sms per identificare il quantitativo di cocaina da far arrivare al cliente. Almeno due i gestori di saloni di bellezza e parrucchierie che avrebbero ricevuto la droga durante le ore lavorative e non solo.
Sul fronte dei furti, invece, la banda avrebbe preso di mira esercizi commerciali, case private e non solo. Stando agli investigatori, infatti, nel dicembre di un anno fa, furono Giuseppe Iaglietti e il minorenne M.S. a colpire il deposito di via Marsala gestito dalla società comunale Ghelas. “C’è un bordellu di cose da intra”, commentavano i presunti autori di un furto che avrebbe dovuto mirare a portare via il carburante contenuto nei mezzi degli operai Ghelas.
“Damuci na sucata”, un richiamo necessario per aspirare il carburante dai mezzi in sosta. Alcuni degli arrestati, inoltre, sarebbero stati autori della rapina subita dai gestori del bar dei Muretti di Macchitella. “Tony ci ‘ntupà u mussu e niatri aprivumu tutti i macchinetti”. Emanuele Giorlando, insieme ad un complice, sarebbe stato l’esecutore materiale del colpo, fruttato quasi tremila euro solo in monetine estratte dai macchinari che regolavano le giostre collocate al di fuori del locale.
“Truvaiu fina no rologgiu d’oru di trenta grammi, summaiu ducentu grammi d’oru”. Così, sempre in base ai risultati dell’inchiesta, Giuseppe Iaglietti avrebbe commentato i risultati finali di un furto organizzato all’interno di un’abitazione di via Crispi. Refurtiva che, in parte, sarebbe stata consegnata a Calogero Cavaleri, gestore di fatto di un centro compro oro e tra gli arrestati nel blitz.

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