Un Natale al Sud, il pubblico chiamato a rispondere

 
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L’Italia è il paese dei misteri. E Gela non è da meno.

Lo sappiamo, partendo da Ustica, passando per il caso Mattei fino ad arrivare al rapimento di Aldo Moro, tanti sono i fatti di cronaca ancora in attesa di una soluzione, ma se per questi riservo ancora la speranza che si possa trovare la verità, temo che rimarrà in eterno insoluto il mistero per cui si sia sempre dimostrata ferrea la logica dell’equazione Massimo Boldi+Scorregge=Soldi.

Un altro cinepanettone Boldiano. Sebbene la tendenza al botteghino dei cinepanettoni Boldiani sia da anni in calo, “Un Natale al Sud” ha già superato il milione di euro d’ incassi e si va a piazzare al terzo posto della classifica italiana: come volevasi dimostrare, la formula è esatta. Eppure questa volta volevano presentarsi con altre premesse e nuove promesse, regista esordiente Marsicano al posto del decano Neri Parenti ( perché maledetto! Hai rovinato Fantozzi! Perché???? Scusate lo sfogo), alla sceneggiatura Paolo Costella reduce dal premiatissimo “Perfetti Sconosciuti” di Paolo Genovese (evidentemente, tra i molti autori era l’ultima ruota del carro).

Stesso copione. Non dico di essermi illuso di trovare qualcosa di diverso, nomi nuovi non cambiano la sostanza, questi sono film fatti da soldi per fare soldi, non c’è altra ambizione. C’è un tentativo maldestro di questi dinosauri della commedia di sembrare al passo coi tempi, che però riesce solo a provocare tenerezza, un po’ come vedere Andreotti in pantaloncini sullo skateboard offrire aperitivi ai passanti col cappello dei new york yankees al contrario. Temo anche che i produttori abbiano cercato di pagare gli attori in lire per non turbare troppo Massimo Boldi.

La trama. Liberamente ispirata a una sceneggiatura prefabbricata su cui bisogna solo aggiungere il nome dei personaggi, ancora più facile la scelta del titolo: allora, famo un firme de Natale, quindi ner titolo ce sta Natale, famolo ar sud che ce vede più ggente. “Un Natale al Sud” racconta la storia di Peppino e Ambrogio, interpretati da Boldi e Biagio Izzo, e delle rispettive famiglie, martoriate dalla piaga del terzo millennio, i loro figli sono degli Youtuber e vivono la loro relazione sentimentale solo online, cioè senza incontrare mai le ragazze. Decidono così, di costringerli ad andare in vacanza al sud con le fidanzate, per far loro vivere esperienze reali, approfittando di un meeting di un sito internet per cuori solitari.

Cuori con la q. Cuori solitari? Ma, esistono realmente? Solo chi non ha la minima idea di cosa facciano i giovani può mettere al centro di una storia incentrata sul mondo del web un sito per cuori solitari. Per adeguarmi a tanta ignoranza da adesso in poi scriverò quori con la q. Le due coppie di genitori decidono di seguire i figli per spiarli, e già che ci sono cercheranno di cornificare vicendevolmente il proprio coniuge. In secondo piano le storie di Enzo Salvi (Mammamiacommestò) e Anna Tatangelo. Il tutto dovrebbe servire a creare gag divertentissime ed equivoci imbarazzanti, ma l’unico a rimanere imbarazzato è lo spettatore.

A conferma dell’interpretazione anacronistica della generazione del web c’è l’astuta manovra di assoldare alcune web star del momento, nella vana speranza di attirare qualche tredicenne in sala, nella sala sbagliata si capisce, lascio a voi lettori l’onere di scoprire di quali star del web si tratti. I reclutati nei ruoli dei figli dei protagonisti e delle rispettive fidanzate si rivelano come dei pesci fuor d’acqua, leader nell’ambiente ristretto della videocamera accesa in cameretta, completamente avulsi nella recitazione cinematografica ma incolpevoli, ritrovandosi senza una vera guida essi riescono, nel confronto, addirittura nell’impresa di far sembrare Biagio Izzo un attore decente. Sono delle vittime, vittime di chi ha scoperto solo quest’estate il fenomeno Gianluca Vacchi e ha detto: Ahò, qua ce stanno della gente che attira pischelli sull’internet, chiamiamoseli per un firme e fàmose un po’ de sordi!

Cosa salvare. Le uniche cose da salvare sono le prestazioni di Barbara Tabita e Debora Villa (nota al pubblico per il ruolo della segretaria cessa Patti in Camera Cafè) nei ruoli delle mogli dei protagonisti, niente di eccezionale ma svolgono professionalmente il compitino. Da registrare il coraggio della Villa nel baciare in bocca Massimo Boldi.

Fatevi un’idea. Cari amici gelesi, nonostante tutto e nella posizione in cui mi trovo, ovvero quella di chi ha visto il film e ne scrive la recensione, non posso, in tutta onestà, dirvi di non andare a vedere questo film. Andate con amici, criticatelo, ma fatelo con cognizione di causa, perché comunque è sempre bello e anche divertente fare i criticoni e avere ragione. Fatevi un’idea di come non deve essere fatto un film o andate a vederlo solo per smentirmi, se le mie critiche non vi convincono, se vi è piaciuto e poi commentate. Le vostre opinioni interessano me così come, spero, la mia abbia destato il vostro interesse.

Quore Quore Quore.

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